Stanno per crollare i costi di produzione della carne coltivata?

Mentre il Governo italiano continua la sua battaglia contro i mulini a vento illudendosi di bloccare lo sviluppo scientifico e tecnologico per decreto, la ricerca sulla carne coltivata va avanti. Una recente pubblicazione illustra un significativo avanzamento tecnologico: è stato sviluppato un metodo per produrre cellule di carne bovina partendo da cellule staminali senza aggiunta di fattori di crescita esterni. Una volta trasferito sul piano commerciale, questo nuovo metodo potrebbe ridurre i costi di produzione di un ordine di grandezza. Un ulteriore vantaggio è legato alla possibile semplificazione dell’iter autorizzativo della carne coltivata in laboratorio.

Le polemiche che hanno accompagnato lo sviluppo dei metodi di produzione di carne coltivate partendo da cellule staminali immortalizzate spesso dimenticano che – almeno fino ad oggi – le carni coltivate non sono neppure lontanamente competitive rispetto a quelle prodotte dagli allevamenti tradizionali. Inoltre – a parte un numero limitato di eccezioni – la stragrande maggioranza dei Paesi non ha ancora concesso l’autorizzazione per impiegare la carne coltivata nell’alimentazione umana.

Tra gli altri limiti, ce n’è uno che – oltre ad importanti risvolti di natura economica – ha anche una notevole rilevanza etica. Uno dei punti di forza delle carni coltivate è che – oltre ad una sostanziale riduzione delle emissioni di anidride carbonica – eviterebbero di sacrificare animali perché utilizzano cellule staminali immortalizzate. Tuttavia per accelerare i tempi di produzione è necessario aggiungere i cosiddetti fattori di crescita. In taluni casi si usa siero fetale bovino ottenuto macellando vacche gravide (in tal caso la carne coltivata non è così “animal-friendly” così come potrebbe apparire a prima vista). Soluzioni alternative prevedono l’utilizzo di miscele di proteine ricombinanti. L’aggiunta di prodotti esterni che accelerano la crescita della carne coltivata incide fino al 90% sui costi attuali di produzione.

Un articolo pubblicato recentemente apre prospettive completamente nuove nella produzione di carni bovine coltivate. Gli Autori hanno dimostrato che è possibile produrre i fattori di crescita partendo dalle stesse cellule che sono usate per produrre la carne. Il tutto avviene agendo sui geni già presenti nelle cellule, senza bisogno di aggiungere geni esterni. Questa particolarità dovrebbe semplificare l’iter autorizzativo delle carni coltivate. Inoltre il fatto che non si usino più fattori di crescita aggiunti potrebbe ridurre i costi di produzione di circa 1 ordine di grandezza.

Secondo gli Autori sono necessari ancora alcuni passaggi per trasferire il nuovo metodo dai laboratori agli impianti industriali, ma le prospettive sono concrete e dovrebbero concretizzarsi in tempi relativamente brevi. Il metodo è stato dimostrato per le carni bovine, ma – almeno in linea di principio – si ritiene che possa essere esteso anche ad altri tipi di carni (ad esempio, pollame o pesce).

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