Un articolo uscito oggi su Il Dolomiti riprende un argomento che avevo discusso in precedenti post. I numeri elevati del riciclo che avviene in Trentino (tra i più alti d’Italia) sono in realtà numeri fasulli perché – specialmente per i materiali plastici – la maggior parte del materiale raccolto deve essere scartato e successivamente viene incenerito. Una situazione analoga si verifica in Alto Adige: ben il 70% degli “imballaggi leggeri” devono essere scartati e vengono mandati in Austria per essere inceneriti. Dal punto di vista tecnico-burocratico gli scarti del materiale conferito con la raccolta differenziata smettono di essere “rifiuti urbani” e diventano “rifiuti speciali“. In altre parole, escono dalle statistiche ufficiali dei rifiuti urbani, ma finiscono comunque in un inceneritore.
Quando si parla di raccolta differenziata il Trentino si presenta tra i “primi della classe” orgoglioso dell’elevata percentuale (80,5%) di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato. Ma se analizziamo la qualità della raccolta differenziata il quadro che emerge è molto meno roseo.
In realtà nei sacchetti della raccolta differenziata finisce un po’ di tutto. Il fatto di pagare i rifiuti urbani indifferenziati (il cosiddetto “residuo“) spinge molti utenti ad applicare criteri di cernita piuttosto “blandi“. Senza dimenticare che – soprattutto quando abbiamo a che fare con gli imballaggi – è oggettivamente difficile separare in modo corretto tutti i materiali che quotidianamente scartiamo.
Non tutti hanno la voglia (ed il tempo) necessario per svolgere una accurata separazione dei materiali che includa – ove necessario – anche la loro pulizia. Ricordo – molti anni fa – una volenterosa assessora della Provincia di Trento che veniva presa in giro perché dichiarava di lavare accuratamente il vasetto dello yogurt prima di riporlo tra la plastica da riciclare. Il suo comportamento era corretto, ma chissà perché anche nel civile Trentino le sue affermazioni suscitavano ilarità. Da allora sono passati quasi 20 anni, ma temo che la sensibilità di molti rispetto ai temi del riciclo non sia affatto migliorata.
Continuiamo a gonfiarci il petto orgogliosi dei record di riciclo “virtuale” facendo finta di ignorare che la selezione degli “imballaggi leggeri” raccolti in Trentino viene fatta fuori Provincia, producendo rifiuti speciali che vengono inceneriti altrove (i tecnici parlano pudicamente di “recupero termico“).
Intanto nessuno sembra veramente interessato a riprendere la discussione sulla costruzione di un inceneritore in Trentino. Coloro che ritengono di essere più attenti ai temi ambientali si oppongono alla costruzione di un inceneritore spiegando che non servirebbe perché basterebbe aumentare ulteriormente il tasso della raccolta differenziata. Purtroppo dimenticano di dire che invece dei numeri complessivi relativi alla raccolta dovremmo considerare il tasso di riciclo effettivo che è molto più basso rispetto ai dati ufficiali.
Anche coloro che spingono per la costruzione di un inceneritore stanno incredibilmente zitti. A pensar male, ci sarebbe da ricordare che uno dei siti che hanno la più elevata probabilità di essere scelti per la costruzione dell’inceneritore provinciale si trova nei pressi di Rovereto, ma la città della Quercia dovrà eleggere tra breve un nuovo sindaco. C’è da scommettere che – fino alle elezioni comunali – tutto rimarrà fermo.
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