Un rapporto della CGIA di Mestre sull’andamento dei prezzi energetici italiani nel triennio 2021-2023

L’Ufficio studi della CGIA di Mestre ha rilasciato un rapporto sull’andamento dei prezzi energetici in Italia durante il triennio 2021-23. Sono stati gli anni della grande inflazione causata prima dalla fine della fase acuta della pandemia e – subito dopo – dall’invasione russa dell’Ucraina. I dati relativi agli ultimi mesi confermano che la situazione dei prezzi energetici (all’ingrosso) si è ormai normalizzata ed è tornata ai livelli del giugno 2021. Quelle che non si sono ancora normalizzate sono le bollette pagate dagli utenti che stentano a scendere, soprattutto per coloro che hanno scelto il cosiddetto “mercato libero“. Nel frattempo sembrano essere definitivamente spariti dai radar buona parte dei denari che il Governo italiano sperava di incassare tassando gli extra-gettiti delle aziende energetiche.

Il rapporto dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre analizza l’andamento dei prezzi energetici in Italia durante il triennio 2021-2023. I dati relativi ai prezzi all’ingrosso sono quelli già discussi a suo tempo su questo blog e mostrano che il picco registrato nel 2022 è stato ormai completamente riassorbito, sia per l’energia elettrica che per il gas:

L’aumento dei prezzi all’ingrosso di gas naturale ed energia elettrica ha determinato il ben noto aumento delle bollette che tutti abbiamo sperimentato. Tuttavia – secondo i dati raccolti dalla CGIA – l’aumento è stato più forte per gli italiani che abitano nel Nord-Est. La causa di questa differenza potrebbe essere imputata alla diversa politica che i fornitori di luce e gas hanno adottato per determinare i cosiddetti “costi fissi“, ovvero quello che spendiamo anche in assenza di consumi.

Un altro dato significativo riguarda la differenza tra coloro che hanno aderito al “mercato libero” (circa 2/3 del totale nel 2022) e coloro che sono rimasti nel “mercato a maggior tutela“. Secondo i dati CGIA, nel 2022 la bolletta media pagata da una famiglia che ha aderito al mercato libero è aumentata del +132,1% rispetto al 2021. Nel 2023 c’è stato un ulteriore aumento (sia pure di solo il +1,8%) rispetto a quanto pagato nel 2022. Questo aumento c’è stato malgrado il forte calo dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica che si è registrato nel 2023 rispetto all’anno precedente.

Le cose sono andate meglio per coloro che non si sono fatti lusingare dalle offerte del mercato libero e sono rimasti nel mercato a maggior tutela. L’aumento del 2022 rispetto al 2021 è stato pari a +80,3%, mentre nel 2023 c’è stato un calo pari a – 25,7% rispetto al 2022.

Che dire? Il mercato sarà pure libero, ma sembra che l’unica libertà sia quella di svuotare le tasche dei cittadini.

Di fronte al forte incremento di utili realizzati dalle aziende fornitrici di energia elettrica, il Governo italiano aveva introdotto la cosiddetta tassa sugli extra-profitti. Avrebbe dovuto portare nelle esauste casse dello Stato circa 10 miliardi, ma sembra che ne siano stati incassati a malapena 2,8. E siamo ancora in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità del provvedimento, con il serio rischio che – in caso di sentenza favorevole alle aziende ricorrenti – lo Stato debba restituire anche i 2,8 miliardi raccolti. In conclusione, quando di tratta di aziende energetiche (o di banche) i cittadini vengono sempre “tosati“, ma lo Stato non riesce ad incassare le imposte (con buona pace degli annunci roboanti del premier di turno!).

L’ultimo dato messo in luce dal rapporto CGIA riguarda il costo elevato dell’energia elettrica in Italia, tra i più alti d’Europa. A parità di consumi, una famiglia italiana paga il doppio di una famiglia spagnola e il 60% in più rispetto ad una famiglia greca o francese. Questo è il frutto di scelte strategiche sbagliate che si sono accumulata negli anni, oltre che di una politica fiscale particolarmente iniqua. Si tratta di un peso che incide su tutte le famiglie, soprattutto quelle a reddito più basso.

Tra l’altro, un costo così elevato dell’energia elettrica finisce fatalmente per penalizzare i progetti di elettrificazione (dal semplice piano di cottura ad induzione fino all’installazione di pompe di calore) che sarebbero essenziali per ridurre sia l’inquinamento dell’aria delle nostre città che le emissioni climalteranti.

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