Sembrava che la questione dovesse essere risolta entro la fine della scorsa legislatura provinciale, ma poi i tempi delle elezioni si sono avvicinati e tutto è stato bloccato. Passate le elezioni provinciali ci saremmo aspettati che il tema entrasse subito in agenda, ma – almeno fino ad oggi – non si è mosso nulla. Forse bisognerà aspettare che finisca un’altra campagna elettorale. Mi riferisco in particolare alle elezioni che si terranno a Rovereto, città che appare nelle posizioni di testa della lista elaborata dalla Provincia di Trento per installare il futuro inceneritore. Prima delle elezioni è meglio non parlare di argomenti scottanti! Intanto – seguendo le “migliori pratiche” italiche – è stata costituita una “commissione di studio“.
Non sembra avere mai fine la storia di quella che viene pudicamente definita “chiusura del ciclo dei rifiuti” ovvero la costruzione di un inceneritore (detto anche termovalorizzatore nel tentativo di “addolcire la pillola“) destinato a smaltire la quota indifferenziata dei rifiuti urbani del Trentino.
Il problema è ben noto ed è stato oggetto di numerosi post apparsi in questo sito. Quando si arriva al dunque, risulta evidente che la situazione attuale non è più gestibile: manca un inceneritore, le discariche del Trentino sono sostanzialmente esaurite, non c’è spazio per farne di nuove e lo smaltimento dei rifiuti urbani che avviene fuori Provincia ha costi altissimi che incidono pesantemente sulle tariffe del servizio di raccolta dei rifiuti urbani.
Tale situazione – oltre a produrre elevati oneri finanziari per i cittadini trentini – ha un pesante impatto sia dal punto di vista ambientale che da quello delle emissioni climalteranti. Basti pensare al viavai di camion che alimentano un vero e proprio turismo dei rifiuti trentini verso il resto d’Italia e talvolta verso l’estero.
Pensare di trovare una soluzione aumentando il tasso di riciclo è una pia illusione. Non è vero che il Trentino ricicla la maggior parte dei suoi rifiuti. Succede invece che i cittadini trentini buttano – assieme ai rifiuti riciclabili – una parte significativa dei rifiuti che non sono riciclabili e che dovrebbero essere conferiti come residuo indifferenziato.
Questo modo di fare è dovuto – in parte – a distrazione o a oggettive difficoltà tecniche, ma talvolta è sostenuto dall’idea furbetta di “risparmiare” qualche Euro sulla quota variabile della spesa per lo smaltimento dei rifiuti urbani. L’effetto è quello di gonfiare artificialmente le statistiche del riciclo che avviene nella Provincia Autonoma di Trento. Poi – quando i rifiuti differenziabili sono “trattati” – il residuo non riciclabile deve essere scartato e avviato ad un inceneritore (ovviamente fuori Provincia!).
Questa pratica perversa è sostenuta anche da un trucco statistico: il residuo conferito impropriamente e separato dopo la raccolta differenziata non è più tecnicamente un “rifiuto urbano“, ma diventa un “rifiuto speciale” perché risulta essere lo scarto prodotto da un processo industriale. Così il dato esce dalla statistica dei rifiuti urbani e “tutti vivono felici e contenti” (anche gli ambientalisti che si illudono che il Trentino sia tra i “primi della classe” del riciclo).
Sono tutte cose risapute di cui si discute ormai da 20 anni. I politici (o almeno gran parte di loro) tendono a non affrontare il problema perché sanno benissimo che l’unica soluzione possibile è quella di costruire un inceneritore di dimensioni adeguate, ma sanno anche che nessun comune del Trentino sarà “felice” di ospitare l’impianto nel suo territorio.
In passato sono state esplorate strade alternative più o meno fantasiose. Qualcuno ha ipotizzato di sostituire un grande impianto in grado di soddisfare le esigenze di tutta la Provincia con una rete di piccoli impianti. Sono stati spesi anche molti soldi per valutare un impianto pilota installato nel Comune di Pergine Valsugana. Alla fine non pare che la sperimentazione abbia prodotto un granché, cosa non sorprendente perché gli impianti troppo piccoli sono poco flessibili, non garantiscono le economie di scala e – soprattutto – sono più difficili da controllare dal punto di vista del rispetto dei limiti di emissione.
Ad un certo punto sembrava che la Provincia di Trento puntasse a sostituire l’inceneritore con un gassificatore. Il fatto che questa tecnologia non produca una ingente quantità di fumi da smaltire tramite un’alta e ben visibile ciminiera sembrava aver convinto molti ad andare in tale direzione. In realtà, un gassificatore potrebbe avere senso solo se strettamente integrato con impianti industriali che sfruttino il syngas prodotto dall’impianto di trattamento dei rifiuti utilizzandolo – al posto del gas naturale – come materia prima per la sintesi di prodotti chimici. Se – come era stato ipotizzato – il syngas dell’impianto trentino fosse bruciato per produrre energia elettrica e calore alla fine avremmo realizzato solo un inceneritore più complesso e più costoso.
Al momento in Provincia tutto tace e temo che sarà così almeno fino a che non si svolgeranno le elezioni per il Comune di Rovereto. Il motivo è presto detto: la Città della Quercia ha elevate probabilità di essere scelta dalla Provincia come destinataria finale dell’impianto di incenerimento dei rifiuti (che prima o poi saremo comunque costretti a costruire). Parlare di scelte oggi sarebbe un boomerang per i partiti che governano la Provincia e allora è molto meglio tacere e far finta di niente.
Così si è deciso – secondo il migliore stile italico – di istituire una commissione destinata a discutere del problema. Con tutto il rispetto per le persone che dedicheranno tempo ai lavori della commissione, mi sembra l’ennesima presa in giro dei cittadini trentini.
Abbiamo eletto una Giunta provinciale che ha un Presidente ed un Assessore competente. Dovrebbero assumersi le loro responsabilità e parlare chiaro ai cittadini, definendo tempi certi per la realizzazione dell’impianto di incenerimento (meglio ancora se accompagnato per un piano di potenziamento della raccolta differenziata “vera“), impegnandosi ad evitare i continui rinvii a cui abbiamo dovuto assistere nel corso della precedente legislatura.
In un Paese civile e responsabile questo è quello che si aspetterebbero i cittadini. Riuscirà finalmente il Trentino ad assumere decisioni concrete?
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