Due articoli di rassegna apparsi sul Journal of the American College of Cardiology fanno il punto sull’aumento delle malattie cardiovascolari legato al riscaldamento globale e a varie forme di inquinamento. L’eccesso di mortalità provocato da tali fattori è superiore – ogni anno – alle morti provocate da guerre, terrorismo, malaria, HIV, tubercolosi, droghe ed alcolismo messi assieme. Eppure sembra che la maggioranza delle persone sia pronta ad accettare lo status quo, considerando le “morti silenti” provocate da riscaldamento globale e inquinamento come un “male necessario“.
Due articoli di rassegna apparsi recentemente sul Journal of the American College of Cardiology sono dedicati all’aumento di morti premature provocato dal riscaldamento globale e dalle varie forme di inquinamento (non solo chimico), con particolare riferimento ai decessi legati a malattie di tipo cardiocircolatorio. Le stime sono impressionanti e parlano di un eccesso di mortalità che supera – ogni anno – i decessi provocati da guerre, terrorismo, malaria, HIV, tubercolosi, droghe ed alcolismo messi assieme.
I due articoli sono il frutto della collaborazione tra qualificati gruppi di ricerca internazionali e possono essere trovati in questo ed in quest’altro link.
Ricordo – come già fatto in altre occasioni – che studi di questo tipo forniscono stime attendibili, ma che i loro numeri non devono essere presi “alla lettera“. Ad esempio, la stima del numero di decessi prematuri – misurati a livello mondiale – causati dall’inquinamento provocato dai fumi degli incendi boschivi ricade in un intervallo compreso tra circa 300 mila a 700 mila casi all’anno.
Specificare un numero più preciso non avrebbe senso perché il risultato è influenzato da molti fattori che non sempre possono essere valutati con sufficiente accuratezza. Parliamo comunque di numeri importanti e destinati a salire perché c’è una forte evidenza che l’aumento delle temperature globali è strettamente correlato con l’aumento degli incendi boschivi (ad esempio, nel corso degli ultimi 20 anni l’esposizione dei cittadini americani al fumo degli incendi boschivi è cresciuta di oltre il 75%).
A livello globale circa il 20% delle morti per malattie cardiovascolari è collegato all’inquinamento mentre la probabilità di decesso per patologie cardiovascolari cresce di circa il 10% quando si verificano ondate di calore.
A fronte di tali numeri ci aspetteremmo che scattasse un grave allarme sociale tale da costringere i Governi ad azioni immediate per abbattere le cause che sono all’origine del fenomeno. Invece non succede quasi niente e la maggioranza dei cittadini sembra considerare queste “morti silenti” come una sorta di tributo da pagare per il “benessere” collettivo.
Il vero problema è che per molti è veramente difficile cogliere il rapporto causa-effetto che esiste tra l’inquinamento ed il riscaldamento globale da una parte e le morti premature dall’altra. L’eccesso di mortalità provocato dalle ondate di calore viene spesso liquidato con banalità del tipo “d’estate fa caldo“, mentre nel caso dell’inquinamento abbiamo a che fare con un fenomeno di lungo periodo che si accumula giorno dopo giorno e può essere facilmente sottovalutato.
A questo si aggiungono le strumentalizzazioni di una certa politica che sfruttando cinicamente la difficoltà dei cittadini a comprendere l’origine di tante morti premature mette in contrapposizione il rispetto del clima e dell’ambiente con lo sviluppo economico.
In un mondo “ideale” la salute pubblica dovrebbe essere uno dei pilastri su cui si costruisce il benessere delle popolazioni e la politica dovrebbe affrontare le grandi sfide dell’ambiente e del clima senza pregiudizi ideologici e rifiutando le pressioni (ed i finanziamenti) che arrivano da talune lobby industriali. Purtroppo non è così e la Natura implacabile ci presenta il suo conto.
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