Shell ha annunciato la sospensione della costruzione del suo nuovo grande impianto di biocarburanti di Rotterdam. Il progetto – avviato nel 2021 – avrebbe dovuto essere concluso nella primavera di quest’anno arrivando a produrre ogni anno oltre 800 mila tonnellate di biocarburanti destinati principalmente al mercato avio. Una combinazione di difficoltà tecniche e finanziarie ha costretto Shell a sospendere la realizzazione del progetto, la cui conclusione è rimandata al prossimo anno (salvo ulteriori ritardi). Nel frattempo c’è chi contesta che quella dei biocarburanti possa essere una strada realisticamente percorribile per ridurre l’impatto climatico dell’aviazione.
L’annuncio ha avuto vasta eco su tutti i quotidiani economici perché segna una inversione di tendenza nella politica aziendale di Shell una delle grandi compagnie petrolifere che sembrava più orientata verso il passaggio a forme di energia alternative rispetto ai tradizionali combustibili di origine fossile. Shell – tramite la sua joint venture brasiliana Raize – è il più grande produttore mondiale di bioetanolo (tramite canna da zucchero) e negli scorsi anni aveva avviato importanti investimenti per ampliare la sua presenza nel settore dei biocarburanti.
L’impianto che Shell ha iniziato a costruire nei pressi di Rotterdam nel 2021 dovrebbe produrre – a regime – oltre 800 mila tonnellate all’anno di biocarburante destinato principalmente al settore dell’aviazione. L’impianto sarà alimentato utilizzando olio alimentare esausto e grassi animali di scarto e quindi risponderebbe all’obiezione di coloro che ritengono che i biocarburanti possano entrare in competizione con la produzione di cibo creando problemi per l’alimentazione umana.
Contemporaneamente Shell ha venduto a terzi l’impianto di Singapore dove sarebbe dovuto nascere un polo per lo sviluppo di biocarburanti con dimensioni simili rispetto a quello di Rotterdam. Secondo notizie di agenzia le decisioni assunte da Shell avranno un impatto negativo sui suoi bilanci pari a circa 2 miliardi di US$, una cifra importante anche per un colosso come Shell che nel 2023 ha realizzato ricavi pari a circa 316 miliardi di US$, con un utile vicino ai 20 miliardi.
In pratica sembra che Shell abbia cambiato idea a proposito dell’opportunità di aumentare significativamente la sua produzione di biocarburanti destinati al trasporto aereo (i cosiddetti SAF – Sustainable Aviation Fuel). La notizia non è irrilevante per l’Italia perché ENI sembra mantenere una posizione opposta, fortemente orientata allo sviluppo dei biocarburanti.
Ricordo che il trasporto aereo è responsabile di circa il 3% delle emissioni antropiche di CO2 ed è uno dei settori tipicamente hard-to-abate perché gli aerei a spinta elettrica sono ancora – almeno per il momento – solo un’idea da valutare a livello prototipale.
Qualcuno ritiene che comunque quello dei biocarburanti per uso avionico sia solo un colossale tentativo di greenwashing. Io non sarei così drastico e credo che – in alcuni settori ben limitati – l’uso dei biocarburanti potrebbe essere utile. Ritengo invece che non abbia senso ritenere che i biocarburanti possano diventare una alternativa generalizzata rispetto al gasolio per autotrazione di origine fossile, come sostenuto in sede europea dal nostro ministro Pichetto Frattin.
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