Si può catturare l’anidride carbonica facendola reagire con le rocce sotterranee?

La notizia è vecchia di almeno un paio d’anni, ma molti mezzi d’informazione l’hanno ripresa recentemente dandole molta enfasi: la start-up 44.01 sta per avviare in Oman un grande impianto pilota per la cattura sotterranea di CO2. Il gas, disciolto in acqua, verrà iniettato in depositi sotterranei di peridotite, un tipo di roccia che reagisce con acqua e CO2 dando luogo a composti stabili che fissano in modo stabile l’anidride carbonica. L’enfasi data alla notizia deriva dal fatto che tra i finanziatori di 44.01 c’è anche Sam Altman, noto come “il padre di ChatGPT“. L’idea su cui si basa il progetto di 44.01 è certamente interessante, ma non mancano i dubbi relativi al suo impatto effettivo.

La reazione di particolari tipi di rocce magmatiche come le peridotiti con acqua ed anidride carbonica è un processo ben noto che avviene spontaneamente in natura. Da qui è nata l’idea di usare tale fenomeno in modo accelerato per fissare l’eccesso di anidride carbonica presente nell’atmosfera. Attualmente ci sono molte aziende start-up che stanno lavorando a progetti più o meno avanzati che si prefiggono di utilizzare le peridotiti o altri tipi di rocce per il sequestro della CO2.

Nel dettaglio, l’idea portata avanti da 44.01 è quella di iniettare anidride carbonica sciolta in acqua in giacimenti di peridotiti presenti in profondità (ben al disotto della falda acquifera). L’acqua ricca di CO2 si disperde nelle fessure delle rocce e reagisce in tempi relativamente brevi (meno di 1 anno) portando al fissaggio dell’anidride carbonica. Il pericolo che la CO2 torni nuovamente in atmosfera prima di reagire con la roccia è ridotto al minimo se si scelgono giacimenti profondi, dotati di specifiche caratteristiche. Non a caso il primo impianto pilota verrà realizzato in Oman dove si trovano abbondanti giacimenti di peridotiti che soddisfano pienamente i requisiti di progetto elaborato da 44.01.

L’obiettivo dichiarato da 44.01 è altisonante: “catturare almeno 1 miliardo di tonnellate di anidride carbonica entro il 2030“. Difficile dire se ci riusciranno, considerato che a metà 2024 sono ancora all’inizio della sperimentazione.

Rispetto ai più diffusi sistemi di cattura e sequestro dell’anidride carbonica che fanno uso di pozzi di petrolio o gas metano esauriti (come il progetto Callisto che è in fase di sviluppo nei pressi di Ravenna) il metodo proposto da 44.01 presenta in vantaggio di garantire tempi di immagazzinamento certi e molto lunghi. Viceversa, quando si inietta anidride carbonica all’interno di pozzi esauriti non si può escludere che una parte significativa del gas possa rientrare nell’atmosfera entro tempi confrontabili con il tempo di permanenza media della CO2 nell’atmosfera (circa 100 anni). In tal caso, il sequestro sarebbe troppo breve e non produrrebbe benefici climatici apprezzabili.

D’altra parte, anche il progetto di 44.01 presenta degli aspetti che – almeno per il momento – suscitano perplessità. In particolare la reazione chimica che determina il fissaggio della CO2 da parte delle peridotiti comporta grandi variazioni delle proprietà fisiche delle rocce (densità) che hanno effetti significativi anche sul loro comportamento dal punto di vista sismico.

C’è la possibilità che l’iniezione di grandi quantità di anidride carbonica nel sottosuolo inneschi fenomeni sismici, soprattutto se – per aumentare il rendimento del processo – si facesse ricorso a tecniche di frattura delle rocce sotterranee analoghe a quelle che sono state sviluppate per migliorare l’estrazione del gas naturale. Il fenomeno potrebbe essere difficilmente gestibile se l’impianto fosse localizzato vicino a centri densamente abitati.

L’altro dubbio sulla effettiva applicabilità del metodo deriva dal fatto che – benché le peridotiti siano rocce ampiamente diffuse – il caso dell’Oman è piuttosto particolare. Altri giacimenti di peridotiti presenti in altre parti del mondo sono decisamente meno adatti per la cattura di CO2 secondo il metodo proposto da 44.01 a causa di problemi di accessibilità o di composizione delle rocce.

In conclusione, siamo di fronte all’iniziativa di una start-up che ha attirato l’interesse di investitori qualificati e che a breve dovrebbe mostrare risultati significativi. Oggi è ancora troppo presto per capire se la strada proposta da 44.01 sia effettivamente quella giusta o se non sia l’ennesimo tentativo dei produttori di combustibili fossili per conservare il loro ricco business boicottando il passaggio verso le energie rinnovabili.

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