Il metano ci dà una mano (a surriscaldare il pianeta)

Un articolo uscito oggi su Frontiers in Science fa il punto sul ruolo del metano come gas serra. Attivare efficaci misure per limitare le emissioni del metano potrebbe svolgere un ruolo importante per limitare l’aumento delle temperature medie globali. Poiché il metano ha un tempo di permanenza nell’atmosfera dell’ordine di 30 anni (meno di 1/3 rispetto a quello della anidride carbonica), una azione immediata per ridurre le emissioni potrebbe produrre un effetto pratico in tempi relativamente brevi.

Fino ad oggi le politiche volte al contenimento del riscaldamento globale sono state focalizzate sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, mentre si è fatto molto poco per quanto riguarda il metano (solo il 2% delle risorse finanziarie dedicate a sostenere i processi di riduzione delle emissioni di gas serra ha riguardato il metano). Eppure il metano svolge un ruolo molto importante nel riscaldamento globale: si stima che sia responsabile di quasi la metà dell’aumento della temperatura media globale osservato fino ad oggi.

Le principali emissioni di metano provengono dagli impianti di estrazione e di lavorazione dei combustibili fossili e dalle discariche dove vengono conferiti i rifiuti urbani. Ulteriori importanti sorgenti di metano sono legate agli allevamenti intensivi (soprattutto di bovini).

Un altro effetto – solo indirettamente antropico- è legato alle emissioni naturali provenienti dai terreni paludosi che tendono a crescere con l’aumento della temperatura media globale. Si tratta del classico “cane che si morde la coda“: le emissioni di CO2 e CH4 di origine antropica fanno aumentare la temperatura media globale e l’aumento della temperatura produce un ulteriore aumento delle emissioni di CH4 rilasciato dai terreni umidi.

Un articolo apparso su Frontiers in Science fa il punto sullo stato attuale delle emissioni di metano ed espone alcune idee sulle azioni che si dovrebbero attivare per ridurle. Poiché il metano ha un tempo di permanenza media nell’atmosfera pari a circa 30 anni (decisamente inferiore rispetto a quello dell’anidride carbonica) la riduzione delle emissioni di metano produce effetti in tempi relativamente brevi. Ovviamente, se anche riuscissimo ad azzerare tutte le emissioni di metano, ma non riducessimo anche quelle di anidride carbonica rischieremmo di ottenere un successo effimero con una limitazione – solo temporanea – del fenomeno del riscaldamento globale.

Per contenere l’aumento delle temperature globali entro i limiti definiti dagli accordi di Parigi bisogna ridurre sia le emissioni di anidride carbonica che quelle di metano. L’articolo che vi ho segnalato discute in dettaglio le correlazioni esistenti tra le diverse azioni che si possono intraprendere per limitare le emissioni dei due principali gas serra.

Come al solito, non c’è una soluzione semplice, una specie di “bacchetta magica” che consenta di rimettere le cose a posto, ma è necessario pensare ad azioni coordinate e ben mirate. In tale contesto anche le politiche fiscali e le abitudini alimentari delle diverse popolazioni potranno giocare un ruolo molto importante.

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