L’inverno demografico contrasterà – almeno in Europa – il riscaldamento globale?

I modelli che si utilizzano per prevedere l’andamento futuro della temperatura media globale devono tener conto di moltissimi parametri e sono caratterizzati da ampi margini di incertezza. A parità di altri fattori, il risultato finale dipende criticamente anche dall’andamento demografico: un maggior numero di abitanti comporta fatalmente un aumento dei consumi energetici che non sempre può essere coperto facendo ricorso a sorgenti di energia rinnovabile. Il caso europeo è particolarmente interessante perché ormai molti Paesi del vecchio continente stanno entrando in una fase di declino demografico, solo parzialmente compensato dalle immigrazioni provenienti da altri continenti. Ciò pone seri problemi su vari fronti, ma potrebbe aiutare a ridurre in modo significativo il livello delle emissioni europee di gas climalteranti.

Un articolo apparso recentemente sul quotidiano “Il T” discute le proiezioni sulla popolazione del Trentino elaborata dall’ISTAT da oggi fino al 2050. Benché il Trentino sia – tra le regioni italiane – una di quelle dove i problemi di denatalità sono meno gravi i numeri sull’andamento futuro della popolazione sono piuttosto inquietanti. Già da alcuni anni il saldo naturale della popolazione trentina (numero di nati meno il numero dei morti registrati in un anno) è negativo, ma è compensato dall’emigrazione interna, ovvero dall’arrivo di altri cittadini italiani che si spostano per venire a vivere in Trentino. A questi si aggiungono gli immigrati provenienti dall’estero che (al netto dei cittadini trentini che decidono di emigrare) contribuiscono ad un leggero aumento della popolazione.

L’ISTAT prevede che – a partire dal 2027 – l’immigrazione interna non basterà più a compensare il saldo naturale negativo della popolazione trentina e che solo la presenza di nuovi immigrati provenienti dall’estero impedirà che si registri una rapida riduzione del numero di abitanti presenti nella provincia di Trento. Tuttavia se guardiamo ad un orizzonte un poco più lontano (2050) il destino demografico del Trentino è inesorabilmente segnato. In particolare si prevede che nel 2050 il numero di abitanti del Trentino attivi sul mercato del lavoro si ridurrà di circa 30 mila unità, corrispondenti a circa il 10% dell’attuale “forza lavoro“.

Fenomeni così significativi avranno un impatto formidabile dal punto di vista socio-economico e la gestione dei flussi migratori diventerà un elemento sempre più rilevante delle politiche europee. Paradossalmente oggi osserviamo in tutta Europa la crescita di forze politiche sovraniste che hanno fatto del contrasto all’immigrazione il loro cavallo di battaglia. Un blocco dell’immigrazione o addirittura la cacciata degli immigrati già arrivati non farebbe che aggravare la situazione demografica, anche se non c’è dubbio che il fenomeno dell’immigrazione debba essere gestito e non possa essere lasciato all’iniziativa degli scafisti.

La tendenza demografica che attualmente stiamo osservando in gran parte d’Europa potrà avere anche altre conseguenze, non necessariamente negative. In particolare questo fenomeno potrebbe determinare una riduzione dei consumi energetici complessivi contribuendo a contenere l’emissione di gas climalteranti.

Non sarà comunque un effetto determinante a livello globale perché la popolazione mondiale è destinata a crescere ancora per alcuni decenni, anche se con ritmi decrescenti. I demografi parlano di un livello massimo della popolazione mondiale che potrebbe arrivare a 9-10 miliardi entro la fine di questo secolo prima di stabilizzarsi o di iniziare una lenta discesa.

A livello mondiale, più che il numero di abitanti, conterà l’andamento dei consumi energetici individuali. In questo momento stiamo assistendo ad un rapido aumento dei consumi energetici di alcuni Paesi che una volta venivano definiti “in via di sviluppo“. Ciò è legato sia allo sviluppo di attività industriali sempre più intense, sia al miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti. Benché ci sia ancora una grande differenza tra i consumi energetici pro-capite di questi Paesi e quelli di Stati Uniti ed Europa, il gap si sta riducendo abbastanza velocemente.

Sperare che – a livello globale – il contenimento della crescita demografica possa contribuire a risolvere i problemi del clima non è comunque una buona idea. C’è il rischio concreto che entro il 2050 l’aumento della temperatura media globale sia tale da generare fenomeni di grande impatto che potrebbero – tra l’altro – innescare processi migratori di massa sostanzialmente incontrollabili.

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