Deposito delle scorie nucleari: “three is megl che uan!”

Di fronte alla nuova uscita del ministro Pichetto Frattin con ci rimane che citare la vecchia pubblicità del gelato Maxibon che i “diversamente giovani” ricordano molto bene (risale al 1995). Ma aldilà della triplicazione dei depositi, la parte più sconcertante della proposta è quella di lasciare all’estero (Francia e Inghilterra) le scorie più pericolose prodotte a suo tempo dalle vecchie centrali nucleari. Che senso ha parlare di costruire nuove centrali nucleari quando non riusciamo a risolvere il problema della localizzazione del deposito delle scorie?

Il problema dello stoccaggio delle scorie nucleari non è mai stato affrontato in Italia ed attualmente le scorie sono distribuite in decine di siti diversi. Le scorie più pericolose (quelle prodotte dai reattori nucleari attivi in passato e ormai dismessi) sono “temporaneamente” conservate presso siti esteri (in Francia e Inghilterra). Ovviamente tale servizio non è gratuito, ma viene pagato dai contribuenti italiani e rimarrà sulle loro spalle fino a che l’Italia non si doterà di un impianto di stoccaggio che sia in grado di conservare le scorie in sicurezza per tempi indefinitamente lunghi.

Come ho discusso in precedenti post l’Italia non ha mai affrontato seriamente il problema del deposito nazionale delle scorie nazionali. Qualsiasi proposta scatena immediatamente la sindrome NIMBY e si arena di fronte all’ostilità delle popolazioni che abitano in prossimità della possibile localizzazione dell’impianto.

Dopo 2 anni di attività, il ministro Pichetto Frattin è ancora fermo al palo. Le dichiarazioni ottimistiche fatte all’inizio del suo mandato si sono rivelate infondate e non si vedono all’orizzonte proposte concrete.

Personalmente credo che la scelta del deposito nazionale delle scorie nucleari dovrebbe essere affrontata seguendo il principio dell’interesse nazionale, senza fare l’errore di usare criteri politici per effettuare la scelta (del tipo lo mettiamo in una Regione di colore opposto rispetto a quello del Governo nazionale). L’individuazione del sito dovrebbe essere affidata ad un comitato di esperti competenti e indipendenti, scelti senza tenere conto delle diverse forme di “amichettismo” politico.

Oggi il Ministro ha annunciato una nuova idea. Sostanzialmente propone di lasciare all’estero le scorie più pericolose (continuando a pagare sine die i costi relativi) e di costituire 3 depositi nazionali (uno al Nord, uno al Centro ed uno al Sud). Non siamo ancora alla proposta dei venti depositi regionali, ma siamo sulla buona strada!

La logica sembra quella di ridurre la dimensione degli impianti, in modo da ridurre l’ostilità dei cittadini che si troverebbero le scorie nucleari vicino a casa. Dal punto di vista pratico, la proposta non appare molto ragionevole perché porterebbe ad una moltiplicazione dei costi sia per la costruzione che per la gestione degli impianti. Senza dimenticare che un deposito di scorie nucleari (anche se si tratta di scorie non particolarmente pericolose) pone comunque un grosso problema di sicurezza. Bisogna difendere l’impianto da atti ostili: in tempi complessi come quelli attuali tale problema non va sottovalutato.

Ma il vero grosso problema è che l’ultima proposta del Ministro non risolve affatto il problema del trattamento e della conservazione delle scorie più pericolose, quelle che si trovano nel combustibile esausto delle centrali nucleari. In un momento in cui molti in Italia parlano di rilancio delle centrali nucleari (sia pure sotto forma di reattori di dimensioni medio-piccole SMR) non possiamo evitare di domandarci cosa fare delle nuove scorie che queste centrali produrranno (che per le centrali SMR sono – a parità di energia prodotta – superiori a quelle delle vecchie centrali nucleari). Il Ministro sembra ipotizzare che esporteremo anche le nuove scorie, così come abbiamo fatto per quelle prodotte dalle centrali del passato ormai in disuso da decenni.

In realtà non è affatto detto che Francia o Inghilterra siano disposte ad accogliere ulteriori scorie nucleari provenienti dall’Italia e se lo faranno pretenderanno costi di affitto elevati che andranno fatalmente ad incidere sul costo dell’energia prodotta per via nucleare (a meno che il Governo non decida di “nascondere la polvere sotto il tappeto” caricando tali costi sulla fiscalità generale).

Francamente mi pare che il Ministro abbia dimostrato – ancora una volta – la sua inadeguatezza rispetto alla funzione che è stato chiamato a svolgere. Da lui abbiamo sentito solo una valanga di annunci, talvolta strampalati e – almeno fino ad oggi – non si vede nessun tipo di azione concreta. Andando avanti di questo passo non credo che l’energia nucleare possa avere un reale futuro in Italia.

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