Incendi in California: fatti reali e verità virtuali

Gli incendi che hanno colpito la città di Los Angeles hanno scatenato un diluvio di commenti che hanno invaso tutti i social. Tra le tante prese di posizione spiccano quelle di Musk e Trump che se la prendono – tra l’altro – con le politiche adottate per il reclutamento dei pompieri californiani. Il fatto che i pompieri non siano più tutti rigorosamente “maschi, bianchi ed eterosessuali” basterebbe a spiegare l’inusuale gravità del disastro. Gli incendi ci sono sempre stati e certamente non aiuta il fatto che le abitazioni americane siano – in grande maggioranza – costruite in legno e che le linee di distribuzione dell’energia elettrica realizzate quasi integralmente per via aerea possano diventare facili fonte di innesco degli incendi (basta un forte colpo di vento per far precipitare sui cavi rami o altri oggetti che provocano un corto circuito con relative scintille). Ma non c’è dubbio che gli eventi sempre più estremi legati al fenomeno del riscaldamento globale siano responsabili di un aumento degli incendi che si registra in tutto il mondo.

Nel corso degli ultimi 2 decenni – in parallelo con l’aumento delle temperature medie globali – c’è stato un generale aumento degli incendi. Il fatto è ben noto alle compagnie assicurative che – in taluni contesti urbani – hanno smesso di vendere polizze per la copertura dei danni provocati dagli incendi. Le cause sono facilmente comprensibili: i prolungati periodi di siccità e l’aumento di intensità dei venti facilitano la propagazione degli incendi e sempre più frequentemente piccoli focolai (naturali o provocati da attività umane) riescono ad innescare incendi di enormi dimensioni, praticamente impossibili da controllare.

Ovviamente gli incendi ci sono sempre stati, anche prima del recente aumento delle temperature medie globali. Così come succede per altri disastri naturali come frane ed alluvioni, quello che aumenta è la frequenza e l’intensità dei fenomeni.

Finché bruciano enormi foreste praticamente disabitate (come è successo recentemente in Canada) gli abitanti delle città possono far finta di nulla, preoccupati al massimo per il fumo che li raggiunge a centinaia di chilometri di distanza. Ma quando – come sta succedendo a Los Angeles – gli incendi interessano zone abitate e riducono in cenere migliaia di abitazioni il conto dei danni sale a decine di miliardi di dollari e l’opinione pubblica di tutto il mondo si allarma.

In questi giorni di inizio dell’era Trump-Musk preoccuparsi per l’ambiente e per il clima sembra non andare più di moda e chi ricorda (come il sottoscritto) le cause climatiche che sottendono l’incremento in frequenza ed intensità degli incendi registrato a livello mondiale viene spesso additato come una Cassandra. Conscio di questo rischio, vorrei comunque illustrare il mio pensiero.

I negazionisti climatici quando sono posti di fronte ai disastri naturali cercano sempre di trovare spiegazioni che non abbiano nulla a che fare con l’aumento delle temperature medie globali. In genere le loro spiegazioni “alternative” cercano sempre di attribuire le cause dei fenomeni naturali alle politiche adottate dai loro avversari politici. Poco importa se tali spiegazioni non sono supportate da alcun riscontro. Sappiamo che – purtroppo – i loro sostenitori non cercano spiegazioni fondate sul metodo scientifico e sono pronti a seguire le linee indicate dai loro capi secondo una logica ben rappresentata nel film di qualche anno fa che si intitolava “Don’t look up“.

Il caso californiano è – a mio avviso – emblematico: il disastro che stiamo osservando sarebbe stato causato dalle politiche di reclutamento dei pompieri che – a differenza di quanto accadeva fino a qualche decennio fa – non sarebbero più rigorosamente tutti “maschi, bianchi ed eterossesuali“. In altre parole, aver tolto le discriminazioni di razza e di genere nel processo di reclutamento dei pompieri avrebbe depotenziato le loro capacità di intervento e sarebbe una delle cause fondamentali del disastro.

Sarebbe stato più onesto ammettere che – di fronte al conclamato aumento del pericolo di incendio legato al riscaldamento globale – non c’è stato un sufficiente potenziamento dei mezzi di prevenzione e di allarme essenziali per intervenire sugli incendi nella loro fase iniziale. Oggi grazie all’uso di droni, satelliti, robotica ed intelligenza artificiale è possibile progettare sistemi automatici di segnalazione e spegnimento degli incendi in grado di funzionare efficacemente per proteggere le aree urbane più esposte. Forse sarebbe stato necessario intervenire anche a livello urbanistico, prevedendo fasce di separazione tra le diverse zone urbane in grado di bloccare (o quantomeno rallentare) la propagazione degli incendi.

Sembra invece che il sistema anti-incendio adottato dalla città di Los Angeles sia ancora basato sulle classiche prese per idranti che siamo abituati a vedere lungo le strade delle città americane. Nel caso di Los Angeles il loro funzionamento è stato ulteriormente ridotto a causa della carenza d’acqua legata alla persistente siccità.

Certamente ci sono responsabilità politiche nel non avere attuato adeguate politiche di mitigazione del pericolo di incendi, ma ridurre il tutto ai criteri adottati nel reclutamento dei pompieri è un’idea tanto semplice quanto infondata. Siamo – a mio avviso – di fronte ad una vera e propria manipolazione della verità amplificata dai social media e favorita dal controllo esercitato su tali mezzi dalle forze della destra tecno-sovranista (e degli altri tecno-oligarchi che per difendere i loro lauti guadagni si sono affrettati a “baciare la pantofola” trumpiana).

Anche se ci fossero stati casi isolati nei quali le politiche di genere hanno provocato qualche cortocircuito nei processi di selezione del personale, attribuire a tali politiche la causa del collasso dei soccorsi anti-incendio è una spiegazione del tutto irrealistica (e soprattutto non dimostrata da alcun dato di fatto). In realtà siamo di fronte ad una forma di propaganda cinica e sfrontata che non esita a giocare sul dolore delle persone per instillare in tutti noi una visione ideologica basata sul razzismo e sul suprematismo.

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