La pandemia di Covid-19 ci ha fatto capire l’importanza di avere a disposizione un vaccino che ci possa proteggere non solo dal SARS-CoV-2, ma anche da altri virus simili che circolano nel mondo animale e che, prima o poi, potrebbero fare il salto di specie (in inglese “spill-over“) verso l’uomo.
Partendo da questa considerazione, molti laboratori stanno studiando la possibilità di sviluppare un vaccino “universale“, nel senso che sia in grado di offrire protezione non solo verso il SARS-CoV-2, ma anche verso altri virus simili.
Va subito detto che lo sviluppo di un tale vaccino non è affatto semplice. Il SARS-CoV-2 ci ha insegnato che l’efficacia dei vaccini che puntano verso la proteina spike può variare moltissimo anche quando si ha a che fare con varianti diverse dello stesso virus. Scegliere il “bersaglio” molecolare giusto è la chiave di volta per garantire il successo dei vaccini e le nostre conoscenze in questo campo sono ancora poche e frammentarie.
La rivista Science ha recentemente pubblicato i risultati di un gruppo di ricerca guidato da ricercatori di Caltech (California Institute of Technology) dove viene presentato un nuovo tipo di vaccino dotato di una struttura a nanoparticella dove, come in un mosaico, sono state installate parti della proteina spike prelevate da 8 diversi virus appartenenti al sottogenere dei sarbecovirus. Uno di questi è il SARS-CoV-2, mentre gli altri 7 sono virus che – almeno fino ad oggi – sono ancora confinati al mondo animale.
La sperimentazione su animali (topi e scimmie) ha dimostrato che il vaccino funziona e, a breve, è prevista la sperimentazione di fase 0 su volontari umani.
Non sappiamo se e quando uno dei 7 virus animali presenti nel nuovo vaccino farà il salto di specie innescando una nuova pandemia, ma – a differenza di quanto è successo con SARS-CoV-2 – sarà bene non farci cogliere impreparati.
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