La Scuola dovrebbe educare i giovani sui grandi temi dell’ambiente e del clima. In tale contesto, non basta spiegare cosa siano il risparmio energetico e le energie rinnovabili. La Scuola dovrebbe idealmente applicare le migliori tecnologie oggi disponibili. Tuttavia, leggendo certe notizie, la speranza svanisce e lascia il posto allo sconforto.
Partirei dal Ministro Bianchi – mio ex-collega quando era rettore all’Università di Ferrara – oggi Ministro dell’istruzione. Quando gli è stato chiesto come intendesse affrontare i nuovi possibili picchi pandemici che si potrebbero verificare nel corso dell’ormai imminente nuovo anno scolastico, il Ministro – che non ha fatto nulla per dotare le aule scolastiche italiane di adeguati sistemi di ricircolo e sanificazione dell’aria – ha affermato che tali impianti sono sostanzialmente inutili (“l’uva è ancora acerba, non mi piace” funziona sempre!) e che sia molto meglio tenere le finestre spalancate.
Il Ministro Bianchi non viene da una fortunata regione del Sud dove l’inverno è breve e mite. Ferrara non è la Siberia, ma il prof. Bianchi sa bene quanto possano essere rigide le temperature invernali. Come fare lezione a gennaio tenendo le finestre spalancate, il Ministro non ce lo ha spiegato.
Le cose non vanno meglio nel ricco e autonomo Trentino dove la situazione è esattamente la stessa che si verifica “giù per l’Italia“. Se durante i mesi più freddi ci dovesse essere un nuovo picco pandemico, anche gli studenti trentini dovranno dotarsi di sciarpe, berretti, guanti e giacche a vento per seguire le lezioni.
Spero almeno che qualcuno raccomandi di chiudere i caloriferi quando si aprono le finestre. Con il costo del metano salito alle stelle, l’accoppiata finestre spalancate/caloriferi al massimo sarebbe costosissima.
Oggi Il Messaggero riporta un’altra notizia che riguarda un piano per il risparmio energetico messo a punto da una volenterosa associazione di Dirigenti scolastici. Fare il Dirigente scolastico è un lavoro difficilissimo: dopo quasi 3 anni di emergenza Covid adesso ci sono anche gli aumenti delle bollette che rischiano di azzerare le disponibilità finanziarie per qualsiasi altra attività.
Lo scenario che emerge dal documento dei Dirigenti è quello di una Scuola in grave ritardo rispetto ai migliori standard energetici. Si consiglia, ad esempio, di montare lampadine LED in tutte le aule scolastiche e di installare infissi che garantiscano un buon isolamento termico (che rischiano di diventare del tutto inutili se si dovessero tenere le finestre aperte per cambiare l’aria). Sembra che la Scuola italiana (o almeno gran parte di essa) sia ancora ferma all’abc del risparmio energetico. Chi si aspettasse di vedere pompe di calore e sonde geotermiche, associate con pannelli fotovoltaici per azzerare (o quantomeno ridurre fortemente) le emissioni ed i costi di esercizio degli edifici scolastici italiani rimarrebbe profondamente deluso.
Non mancano le eccezioni positive, ma sono ancora esempi rari, distribuiti in modo disomogeneo a livello nazionale.
Un altro elemento di delusione deriva dall’accoglienza che i diversi schieramenti politici hanno riservato all’appello dei climatologi italiani per mettere il clima al centro della prossima agenda politica. A giudicare dalle prime bozze dei programmi elettorali che stanno circolando sembra che l’appello sia destinato a cadere nel vuoto o a dare origine a slogan tanto altisonanti quanto privi di una reale capacità di incidere sul mondo reale. Partendo da questa constatazione, io avrei una modesta proposta rivolta a tutte le forze politiche, una sorta di “minimo sindacale“:
“Facciamo delle Scuole italiane un posto dove si possa trovare il meglio in termini di fruibilità per le persone che le frequentano, tutela della salute, rispetto dell’ambiente e contrasto all’emergenza climatica. Un modello insomma che mostri alle nuove generazioni che un altro modo di fare le cose è possibile. Sarebbe un investimento per il futuro di tutti noi“.
Lascia un commento