I dati delle ultime settimane confermano l’esaurimento del picco pandemico estivo associato alla diffusione della variante Omicron BA.5. Ma il virus circola ancora e nuove varianti si stanno diffondendo. A breve saranno disponibili i nuovi vaccini aggiornati alla variante Omicron BA.1. Basteranno a prevenire l’insorgenza di un nuovo picco pandemico autunnale?
I dati delle ultime settimane confermano che il picco pandemico estivo è ormai quasi completamente esaurito. In particolare, i dati relativi ai nuovi ricoveri in terapia intensiva mostrano un valore molto basso, corrispondente ai minimi del 2022. Anche il numero dei decessi Covid sta calando sensibilmente.
Il numero dei nuovi contagi sembra aver raggiunto un valore quasi stazionario, decisamente più elevato rispetto ai valori di 1 anno fa. Tuttavia, va ricordato che oggi sono state eliminate quasi tutte le misure rivolte a limitare la circolazione virale e che i ceppi virali attualmente in circolazione sono molto più infettivi rispetto a quelli presenti un anno fa.
Complessivamente la situazione è abbastanza tranquilla, ma non mancano le preoccupazioni per il prossimo autunno. Tutti si domandano se si possa verificare a breve una nuova ondata pandemica e alcuni indicano nel nuovo ceppo virale Omicron BA 2.75 (che i media hanno soprannominato “Centaurus“) il possibile responsabile di una futura recrudescenza della pandemia.
Intanto EMA ha autorizzato le nuove versioni dei vaccini, aggiornate rispetto alla variante Omicron BA.1. Questi nuovi vaccini producono anticorpi che si sono dimostrati efficaci anche rispetto alle varianti BA.5 e BA.2.75.
Come per le altre versioni del vaccino, ci aspettiamo che la protezione rispetto a qualsiasi forma di contagio (anche con pochi sintomi o completamente asintomatico) duri relativamente poco, mentre ci dovrebbe essere una duratura protezione verso i contagi che possono indurre sintomi più gravi. Tra poche settimane i nuovi vaccini saranno disponibili anche in Italia e saranno raccomandati come quarta dose per tutte le persone sopra i 60 anni e per le persone più giovani particolarmente fragili.
Nessuno ha la sfera di cristallo e in questi anni abbiamo imparato quanto sia difficile fare previsioni sul futuro andamento della pandemia. Possiamo comunque aspettarci che con l’arrivo della stagione fredda e la ripresa delle attività al chiuso ci possano essere nuove ondate pandemiche. Se i nuovi vaccini saranno somministrati in maniera adeguata, possiamo sperare di limitare i danni.
In questi giorni è arrivato da Israele uno studio osservazionale sull’utilizzo dell’antivirale Paxlovid nel trattamento precoce di pazienti affetti da Covid-19. I dati misurati sul campo confermano l’efficacia del farmaco nel prevenire l’insorgenza di sintomi gravi ed i decessi nei pazienti di età superiore ai 65 anni (quelli più a rischio considerato che la mortalità indotta da Covid-19 cresce rapidamente con l’aumentare dell’età del paziente). Per i pazienti di età compresa tra 40 e 65 anni non c’è evidenza che il Paxlovid produca apprezzabili benefici.
Pur con tutti i limiti di una analisi di tipo osservazionale, lo studio fatto in Israele conferma l’utilità di trattare precocemente le persone più anziane con Paxlovid (cosa che in Italia facciamo poco e male a causa della disorganizzazione dei nostri sistemi sanitari). Il dato interessante dello studio israeliano è che gran parte delle osservazioni hanno riguardato pazienti vaccinati affetti da ceppi di tipo Omicron e questo conferma che il Paxlovid è utile anche per le persone a rischio che sono state vaccinate e sono state infettate da uno qualsiasi dei ceppi virali.
Passiamo ora ai dati dei principali indicatori statistici relativi alla pandemia. Partiamo dal dato dei contagi che, nel corso delle ultime 3 settimane, sono rimasti pressoché stabili. Difficile dire se questo andamento indichi una imminente risalita dei contagi oppure se abbiamo a che fare con pure fluttuazioni statistiche. Solo nel corso delle prossime settimane potremo capire qualcosa di più.
Come anticipato precedentemente, il dato sui nuovi ricoveri in terapia intensiva è particolarmente confortevole:
Lo stesso si può dire per il numero dei posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani. Il calo continua e non mostra segni di inversione:
Vediamo infine il dato dei decessi Covid che – come ci aspettiamo – è in ritardo rispetto a quello dei contagi e dei ricoveri, ma è comunque in calo abbastanza deciso:
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