Il diavolo fa le pentole, ma non (usa) i coperchi

L’attuale crisi energetica ha fatto emergere numerose raccomandazioni dedicate al risparmio energetico. Visto che il costo dei combustibili fossili sta pesantemente intaccando il nostro portafoglio, c’è spazio per tante azioni che, oltre a ridurre delle bollette, possono produrre anche un beneficio dal punto di vista climatico. Le nuove tendenze mettono in discussione uno degli elementi fondativi della nostra identità nazionale: il modo con cui si cuociono gli spaghetti.

Il titolo di questo blog richiama un antico detto popolare che è stato lievemente modificato per adattarlo ad uno dei temi che in questi giorni vanno per la maggiore su quotidiani e social media italiani. Mi riferisco, in particolare, al metodo ottimale da utilizzare per la cottura degli spaghetti.

La questione ha assunto una particolare rilevanza dopo che il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi ha preso ufficialmente posizione, confermando che si può preparare un ottimo piatto di spaghetti senza inondare la cucina di vapore acqueo e riducendo drasticamente il consumo di gas. La ricetta è molto semplice:

Quando l’acqua riprende a bollire dopo il versamento della pasta, la pasta deve cuocere sul fuoco acceso per soli due minuti. Poi si spegne il fornello e si copre la pentola con il coperchio. Una stima di quale possa essere il risparmio con questi trucchi è stata fatta dagli esperti pastai di Unione Italiana Food. Lo studio parla di “cottura passiva” e calcola un risparmio di energia e emissioni di CO2 fino al 47%.

La notizia ha gettato nel panico milioni di italiani abituati a cuocere gli spaghetti in abbondante acqua bollente, con la pentola scoperchiata ed il vapore che si propaga ovunque e – durante la stagione invernale – appanna i vetri delle finestre.

La questione solleverà di certo un’ondata di polemiche. Già mi immagino gli amici di Putin pronti ad inondare i social con i loro messaggi inneggianti al metodo “tradizionale” (con il fuoco acceso al massimo e senza coperchio). Forse temono che se gli italiani passassero in massa al metodo di cottura “new style“, il povero Putin non saprebbe più come fare a ricattarci chiudendo i rubinetti dei suoi gasdotti.

In attesa che i grandi chef prendano posizione, io non posso che confermare che l’uso del coperchio riduce fortemente i consumi ed è sempre raccomandato in cucina (a parte quando si fanno particolari operazioni come, ad esempio, la “sfumatura” delle vivande).

Risposta a “Il diavolo fa le pentole, ma non (usa) i coperchi”

  1. Avatar Da Il Post
    Da Il Post

    La cottura della pasta a fuoco spento, spiegata

    L’ acqua non ha bisogno delle bolle per cuocere
    e può essere un risparmio, ma nel dibattito
    si dà molto spazio ad abitudini e opinioni gastronomiche

    … una difficoltà che diventa ancora più evidente in ambito culinario, specialmente in un paese come l’Italia che ha in grande considerazione la pasta e ne consuma grosse quantità: in media 26 chili a testa all’anno.

    La pasta, come molti altri alimenti, non ha bisogno dell’acqua che bolle per cuocere, perché i processi fisici e chimici di cottura avvengono a temperature inferiori rispetto a quelle della bollitura.

    Vedendo dell’acqua che bolle, molte persone pensano che la sua temperatura sia di circa 100 °C, ma in realtà la temperatura di ebollizione varia molto a seconda delle condizioni di pressione atmosferica in cui ci si trova. In condizioni standard a livello del mare (dove la pressione è circa 1 atmosfera) l’acqua bolle a 100 °C, mentre in montagna servono molti meno gradi per raggiungere l’ebollizione. A 2mila metri, per esempio, l’acqua bolle a 93,6 °C mentre a 3mila metri a 90,2 °C.

    Cuciniamo la pasta anche in montagna e già questo dovrebbe farci intuire che la cottura avviene lo stesso, anche se la temperatura dell’acqua è di quasi 10 °C inferiore rispetto ai 100 °C delle condizioni standard. Di conseguenza la pasta può essere cotta indipendentemente dal fatto che l’acqua stia bollendo o meno.

    Come aveva spiegato il divulgatore scientifico Dario Bressanini in una serie di video su YouTube sul tema, pubblicati ormai cinque anni fa e più volte ripresi dai media a ogni riemergere dell’argomento, quando si cuoce la pasta avvengono sostanzialmente tre fenomeni.

    Il primo riguarda il passaggio dell’acqua dall’esterno verso l’interno della pasta ed è quello meno legato alla temperatura. Se si lasciano un po’ di spaghetti a mollo in acqua fredda per diverse ore, questi diventano molli perché hanno assorbito molta acqua, ma non possiamo dire che siano cotti nella maniera corretta, perché senza l’acqua calda non si possono verificare gli altri due fenomeni essenziali per la cottura.

    Un secondo fenomeno è la gelatinizzazione degli amidi, un processo che avviene intorno ai 60 °C e che fa sì che i granuli di amido contenuti nella pasta assorbano acqua gonfiandosi.

    Infine il terzo fenomeno avviene tra i 70 e gli 80 °C ed è la denaturazione e la coagulazione del glutine, un composto formato da due tipi di proteine (gliadina e glutenina) molto importante per la consistenza dei prodotti da forno e della pasta: è ciò che li rende più compatti ed elastici, oltre a essere una fonte proteica.

    I tre processi descritti avvengono tutti a temperature inferiori a quella a cui bolle l’acqua, che ci si trovi a livello del mare o a 3mila metri. Per questo la pasta riesce a cuocere anche se si spegne il fuoco dopo avere scaldato l’acqua fino a farla bollire, perché nei 10-15 minuti di tempo di cottura difficilmente si raffredderà scendendo sotto gli 80 °C.

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