La stampa internazionale ha dato ampio risalto al lancio di un nuovo condizionatore per esterno che – secondo la startup israeliana che lo ha sviluppato – “non consuma corrente elettrica“. In realtà, leggendo tra le righe, si capisce che il dispositivo usa una piccola batteria che deve essere ricaricata dopo un certo numero di ore di funzionamento, ma la potenza consumata è irrisoria rispetto a quella di un comune condizionatore. Sorge il dubbio che il secondo principio della termodinamica sia stato violato. Come stanno effettivamente le cose?
Confesso che quando ho letto sul Corriere della Sera la notizia di questo nuovo dispositivo sviluppato da una startup israeliana è scattata in me una curiosità fortissima. Ho passato una vita a spiegare ai miei studenti il secondo principio della termodinamica che, tra le varie formulazioni, prevede anche che il calore non passi spontaneamente da un corpo più freddo ad uno più caldo. Ne consegue che se volete abbassare la temperatura di un oggetto rispetto alla temperatura dell’ambiente in cui l’oggetto è collocato dovete utilizzare un frigorifero (o un condizionatore d’aria che funziona esattamente sullo stesso principio).
Il prodotto pubblicizzato viene proposto per rinfrescare ambienti esterni come, ad esempio, i posti all’aperto di bar e ristoranti. Attualmente per questo scopo si usano ventilatori o spruzzatori che raffrescano l’aria grazie all’evaporazione dell’acqua che viene emessa. Si tratta di sistemi di scarsa utilità pratica. Nessuna persona di buon senso penserebbe di montare all’aperto un vero e proprio condizionatore alimentato ad energia elettrica perché consumerebbe una quantità di energia esorbitante.
Ecco allora la proposta del nuovo condizionatore israeliano che non ha bisogno di un collegamento permanente alla linea elettrica e può essere spostato facilmente in modo da rinfrescare i clienti seduti all’esterno di bar e ristoranti. In realtà il sistema ha una piccola batteria interna che deve essere ricaricata dopo un certo numero di ore di funzionamento, ma i consumi elettrici sono effettivamente modesti.
Secondo i suoi produttori, sarebbe una risposta al problema del riscaldamento globale. Forse, non potremo evitare che la temperatura della Terra salga, ma potremo sempre andare al bar o al ristorante senza sudare troppo!
Miracolo della tecnica oppure è stato dimostrato che il secondo principio della termodinamica non funziona?
Nulla di tutto questo perché il trucco c’è e se si va a vedere come stanno effettivamente le cose – aldilà degli annunci altisonanti che leggiamo sui giornali – si tratta di una vera e propria presa per i fondelli. Sia per il clima che per le tasche degli eventuali futuri acquirenti del nuovo “magico” condizionatore d’aria.
Infatti, si scopre che il sistema deve essere ricaricato con azoto liquido, con cadenza approssimativamente settimanale. L’azoto liquido viene conservato all’interno di un contenitore ad elevato isolamento termico a -196°C, temperatura alla quale l’azoto liquido bolle a pressione atmosferica. Regolando il processo di ebollizione dell’azoto liquido si ottiene azoto gassoso ad alta pressione che fa funzionare un motore meccanico. Il risultato finale è un getto di azoto gassoso a -10°C che viene diretto verso la zona che si vuole rinfrescare, abbassandone la temperatura.
Quindi il dispositivo non usa energia elettrica né per abbassare la temperatura, né per far girare ventilatori, ma non viola alcun principio della termodinamica perché l’energia che serve per far funzionare il dispositivo viene assorbita prima di accendere il condizionatore, nel momento in cui si produce l’azoto liquido.
Per liquefare l’azoto serve molta energia, ma i produttori del dispositivo ci assicurano che il costo d’esercizio sarebbe irrisorio perché l’azoto liquido è un sottoprodotto della produzione dell’ossigeno liquido che viene fornito agli ospedali. In pratica, uno scarto di produzione che si può acquistare a basso costo. Sarà, ma io ho usato azoto liquido nel mio laboratorio di Povo per molti anni e non l’ho mai pagato poco.
Da un certo punto di vista, questo nuovo condizionatore ricorda alcune proposte legate allo sviluppo dei cosiddetti “motori ad azoto liquido” che circolavano all’inizio di questo secolo. Nessuna di queste proposte si è mai trasformata in qualcosa di concreto, anche se qualche irriducibile complottista sostiene che siano state stroncate dalle multinazionali dei combustibili fossili, timorose di perdere i loro lucrosi mercati. In realtà, l’azoto liquido è solo un vettore energetico e non è una fonte di energia, perché non esiste libero in natura. Per produrlo, bisogna liquefare l’azoto presente nell’aria e questo richiede – come ricordato prima – molta energia.
Scopriamo infine perché i produttori si affannano a ripetere che il condizionatore va utilizzato solo all’esterno. L’azoto è il principale componente dell’aria e noi lo respiriamo abitualmente assieme all’ossigeno. Ma se in un locale chiuso facciamo bollire azoto liquido c’è il rischio che la percentuale di azoto nell’aria diventi troppo alta a scapito dell’ossigeno e questo può generare situazioni di grande pericolo.
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