La crisi energetica ha contribuito ad aumentare l’interesse per le varie forme di risparmio energetico che, combinate con l’utilizzo delle energie rinnovabili, possono aiutarci a rendere le nostre abitazioni energeticamente “autonome“. Alcune proposte sono molto valide, altre sono quantomeno “stravaganti“.
Fino ad un paio di anni fa, temi come il risparmio energetico e l’utilizzo delle energie rinnovabili erano appannaggio quasi esclusivo di una minoranza di cittadini particolarmente sensibili ai temi dell’ambiente e del clima.
La recente forte crescita dei costi energetici ha contribuito a far crescere l’interesse verso tali temi ed oggi i giornali ed i siti internet sono pieni di suggerimenti più o meno sensati per risparmiare sulle bollette, contribuendo contemporaneamente a ridurre le nostre emissioni di gas serra.
Cito, a titolo di esempio, l’intervista fatta a Nicola Armaroli, ricercatore del CNR, dove vengono descritti i risultati ottenuti nella ristrutturazione di un vecchio casale che è stato ottimizzato dal punto di vista energetico grazie alla combinazione di un adeguato isolamento termico con l’uso estensivo di energie rinnovabili.
In particolare, l’abitazione è dotata di solare termico (produzione di acqua calda) e fotovoltaico (produzione di energia elettrica) oltre che di un sistema di accumulo a batterie in grado di garantire il funzionamento degli impianti elettrici durante le ore notturne. La termalizzazione (riscaldamento invernale e raffrescamento estivo) viene ottenuta tramite una efficiente pompa di calore dotata di sonda geotermica. Ovviamente l’abitazione non è collegata alla rete del gas.
L’investimento è stato certamente consistente anche se è stato coperto – almeno in parte – da importanti contributi pubblici. Il risultato è una casa (quasi 400 m2 di superficie interna) che è sostanzialmente autonoma dal punto di vista energetico. L’energia prodotta è sufficiente anche per ricaricare un’auto elettrica.
Il caso è, almeno per il momento, isolato, ma – come sottolineato dall’intervistato – se anche altri vicini dovessero intraprendere tale strada ci sarebbe la possibilità di attivare quella che viene chiamata una “Comunità di energia rinnovabile” ovvero un gruppo di soggetti che producono e scambiano tra di loro energia prodotta da fonti rinnovabili. Tali comunità sono previste da una apposita legge dello Stato e ricevono un incentivo finanziario che si somma a quelli disponibili per l’installazione degli impianti energetici.
La combinazione virtuosa di risparmio energetico e di energie rinnovabili può fare la differenza per il portafoglio dei proprietari delle abitazioni e aiutare il Paese a superare l’attuale crisi energetica. Dal punto di vista climatico, questi investimenti producono un beneficio sicuro perché contribuiscono a ridurre le emissioni di gas serra.
Nello stesso sito che riporta l’intervista a Nicola Armaroli, spicca un altro suggerimento che la giornalista definisce “insolito“, ma che io classificherei senz’altro come “stravagante“. Letteralmente si consiglia: “Cambiate le mutande ogni tre giorni“.
Il suggerimento fa il paio con la proposta tedesca rivolta alle coppie di fare la doccia in 2 per risparmiare acqua calda. Più che un suggerimento per rispondere alla carenza di metano sembra piuttosto un tentativo di attenuare la crisi demografica.
Tornando alle mutande, capisco che la lavatrice consumi un sacco di energia elettrica e che nessuno voglia tornare a lavare i panni nel fiume come si faceva una volta. Tuttavia non credo che siamo ridotti così male da dover rinunciare alla più elementare igiene personale. Ottimo il consiglio di non fare lavatrici inutili, ma non dovremo sentirci in colpa se cambieremo le mutande tutti i giorni.
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