Quando si parla di energia, i sovranisti italiani sono pronti a schierarsi a sostegno dei tradizionali combustibili fossili a scapito di una transizione energetica che porti ad un rapido e consistente aumento delle energie rinnovabili. Probabilmente sono convinti che il rispetto per l’ambiente e le preoccupazioni per il riscaldamento globale siano fisime per “fighetti di sinistra“, ignorando che le energie rinnovabili sono l’unico strumento attraverso cui l’Italia potrà raggiungere una vera e propria “sovranità energetica“, mentre i combustibili fossili ci espongono ai ricatti dei nostri fornitori stranieri (chiunque essi siano).
Quando si discute di riscaldamento globale, la Destra sovranista tende ad abbracciare posizioni negazioniste, pronta a contestare qualsiasi evidenza dell’emergenza climatica in nome di uno sviluppo economico ancorato ai modelli del ‘900, basati su un uso intensivo dei combustibili fossili.
Tuttavia, la recente crisi energetica ci ha fatto capire che il tema dell’energia va ben oltre i sia pur importanti temi dell’ambiente e del clima. La disponibilità di una adeguata quantità di energia fornita a prezzi stabili e ragionevoli è essenziale per evitare che si inneschino spirali inflazionistiche che possono mettere a rischio lo sviluppo economico e la stessa stabilità sociale del Paese.
Che l’Italia sia un Paese povero di fonti di energia fossile è cosa risaputa. Anche nell’ipotesi più ottimista, le limitate riserve di petrolio e di gas naturale presenti in Italia riuscirebbero a malapena a coprire i consumi di pochi anni. Poi sarebbero definitivamente esaurite.
Affidarsi alle forniture estere per la stragrande maggioranza dei consumi energetici nazionali costituisce un rischio molto elevato che mette a repentaglio quella che potremmo definire la nostra stessa “sovranità energetica“.
A mio avviso, i sovranisti nostrani – anche se non sono particolarmente preoccupati per l’ambiente e per il clima – dovrebbero rendersi conto di questo pericolo e riconsiderare il loro atteggiamento nei confronti delle energie rinnovabili (le uniche fonti di energia disponibili in Italia in quantità sufficientemente ampia, anche se – almeno per il momento – sono sfruttate solo in minima parte).
Sarà importante capire come il nuovo Governo italiano intenda affrontare i problemi energetici, non solo per superare la fase più critica dell’attuale crisi energetica, ma soprattutto per vedere come sarà impostato il futuro energetico del Paese. I sovranisti che ci governano sapranno difendere la sovranità energetica dell’Italia?
Finché Giorgia Meloni giocava il ruolo dell’opposizione era abbastanza facile per lei coniare slogan accattivanti, assicurandoci di essere pronta a risolvere i problemi del Paese. Dopo che Giorgia Meloni è diventata il Signor Primo Ministro le cose sono cambiate: i problemi arrivano sul suo tavolo di Palazzo Chigi ogni giorno, mentre gli italiani attendono di vedere l’attuazione delle soluzioni che ci aveva promesso.
Fino ad oggi, la risposta del nuovo Governo sul fronte energetico è stata sostanzialmente elusiva. Con una certa abilità tattica, il Governo è riuscito a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai temi caldi della crisi energetica e della inflazione che ne è una diretta conseguenza, riempiendo giornali e televisioni di dibattiti sul nulla. Ma prima o poi il Governo dovrà affrontare il problema e allora capiremo dove vorrà andare a parare: ci proporrà il vecchio modello basato sull’uso estensivo dei combustibili fossili, oppure si darà da fare per aumentare sensibilmente il ruolo delle energie rinnovabili?
Affrontare in modo serio lo sviluppo delle energie rinnovabili non è affatto semplice: attualmente i combustibili fossili contribuiscono a produrre quasi 2/3 dell’energia elettrica consumata in Italia, alimentano la quasi totalità dei trasporti, senza contare la quota utilizzata come fonte di energia o materia prima nei processi industriali. Per ridurre l’impatto dei combustibili fossili servono ingenti investimenti, l’introduzione di specifiche normative e tempi di attuazione necessariamente lunghi (non dovuti solo a lungaggini burocratiche come qualcuno vorrebbe farci credere). Il tutto deve avvenire salvaguardando la competitività delle imprese italiane che non possono essere sopraffatte dalla concorrenza di chi dispone di energia a basso costo e non si preoccupa degli impatti ambientali e climatici delle sue produzioni.
Il punto chiave è che – a mio avviso – solo depotenziando il ruolo futuro dei combustibili fossili potremo garantire un futuro energetico stabile al nostro Paese.
Dare maggiore spazio alle energie rinnovabili non si riduce – come potrebbe immaginare qualche ambientalista ingenuo – a mettere un pannello solare su ogni tetto. L’operazione richiede l’attuazione di un insieme di iniziative che sarebbe impossibile descrivere nelle poche righe di un post. Qui mi limito a riportare la lista (non esaustiva e non in ordine di importanza) di alcune azioni particolarmente rilevanti:
- L’aumento del contributo delle energie rinnovabili comporta una profonda trasformazione delle reti di distribuzione che dovranno abbandonare la tradizionale struttura “centrale-centrica“. Non ci saranno più solo alcune grosse centrali elettriche da cui si diramano le linee elettriche che portano l’energia agli utenti, ma ci sarà un contributo crescente legato alle piccole e medie fonti di energia diffuse sul territorio. Per nostra fortuna – a differenza di quanto accade per altri tipi di servizi – le reti per la distribuzione dell’energia elettrica sono in mano a Terna, una società che – pur essendo quotata in Borsa – è saldamente controllata dallo Stato italiano. Anche grazie ai fondi PNRR, Terna sta già realizzando cospicui investimenti destinati ad ammodernare la rete della distribuzione dell’energia elettrica in Italia. Alcuni di questi investimenti tengono conto del fatto che il Sud e le Isole sono le zone più vocate per la produzione di energie rinnovabili.
- Il solare fotovoltaico e l’eolico sono caratterizzati da un livello di produzione estremamente variabile, sia su base giornaliera che stagionale. Per evitare instabilità nella rete di distribuzione, saranno necessari ingenti investimenti finalizzati alla realizzazione di sistemi di accumulo dell’energia, destinati a bilanciare domanda ed offerta. Una parte importante di questa funzione sarà svolta da sistemi dotati di accumulatori elettrici, ma anche alcune delle vecchie centrali idroelettriche – opportunamente rimodernate – potrebbe essere utilizzate per effettuare un bilanciamento su base oraria (e non su base giornaliera come succede attualmente). Servono investimenti miliardari, ma l’esempio svizzero ci dice che in questo settore ci sono grandi opportunità di sviluppo.
- Per aumentare la produzione di solare fotovoltaico non possiamo contare solo sulla importazione di pannelli fotovoltaici dalla Cina e bisognerà dotare l’Italia di una adeguata capacità produttiva. Una eventuale futura crisi Cina-USA potrebbe generare criticità molto più severe rispetto a quelle che stiamo vivendo oggi a causa delle restrizioni sulle forniture di gas russo. Il Governo Draghi si era già mosso per avviare a Catania la costruzione di una grande fabbrica di pannelli fotovoltaici (una Gigafactory come è di moda dire oggi). Il progetto si innesta sulla solida tradizione per la produzione di semiconduttori che esiste nell’area catanese. Ottima iniziativa, ma probabilmente non basterà.
- Nessuna fonte di energia è perfetta e tutte hanno delle specifiche contro-indicazioni, più o meno grandi. L’energia eolica ha costi di esercizio molto convenienti, soprattutto se si ricorre ad installazioni off-shore (in mare aperto). Le moderne tecnologie fanno uso di postazioni galleggianti che non richiedono interventi tali da modificare pesantemente i fondali marini. Ci sono comunque dei problemi legati al paesaggio e al disturbo arrecato alla fauna selvatica. L’Italia ha imprese che realizzano impianti eolici in tutto il mondo e che potrebbero dotare rapidamente il Paese di una rete di parchi eolici caratterizzati da una elevata efficienza produttiva. Purché – a livello politico – si assumano decisioni chiare e si garantiscano i necessari investimenti.
- Il litio oggi è l’elemento fondamentale per la costruzione delle batterie elettriche che sono un elemento essenziale della transizione energetica. Le grandi case automobilistiche europee stanno investendo cifre ingenti per realizzare le fabbriche che dovranno rifornirle di batterie. Tuttavia se le materie prime (principalmente litio) provengono dalla Cina, rischiamo sempre di finire sotto ricatto. Sento sostenere che per evitare tale pericolo sarebbe meglio tenerci i vecchi motori a combustione interna: a mio parere è una colossale sciocchezza perché il mercato sta andando speditamente verso l’auto elettrica e tale tendenza non la fermerà nessuno, neppure i sovranisti nostrani (a meno che non decidano di isolare l’Italia secondo un modello autarchico del tipo “battaglia del grano 2.0“). Bisogna investire – come si sta già facendo – nella ricerca di fonti di litio alternative rispetto alla Cina e soprattutto bisogna avviare un serio programma per il riciclaggio delle batterie al litio esaurite. Attualmente il 90% degli impianti di riciclaggio sono localizzati in Cina ed il restante 10% si trova in Corea del Sud. Sentiamo spesso parlare di “economia circolare“. Facciamo meno convegni e qualche impianto di riciclaggio in più!
- Le pompe di calore sono (assieme al miglioramento dell’isolamento termico) uno strumento importante per ridurre gli sprechi energetici associati al riscaldamento degli edifici e nel corso dei prossimi anni potrebbero arrivare a coprire fino al 40% del mercato. Pochi giorni fa Midea, uno dei principali produttori cinesi di pompe di calore (oltre 40 miliardi di dollari di fatturato e più di 150 mila dipendenti) ha annunciato che aprirà un suo nuovo stabilimento a Feltre per soddisfare la richiesta di pompe di calore proveniente dai Paesi europei. Se i cinesi investono in Italia, potrebbero farlo anche gli imprenditori italiani che invece sono andati a delocalizzare le loro produzioni all’estero per risparmiare sui costi della manodopera oppure hanno venduto i loro marchi commerciali proprio ai cinesi. In Italia ci sono competenze consolidate. Perché non le valorizziamo cercando di cogliere al balzo le grandi opportunità che questo segmento di mercato potrà offrire nel corso dei prossimi anni?
- Soprattutto nella parte nord del Paese le pompe di calore funzionano decisamente meglio se dispongono di una sonda geotermica da utilizzare al posto del semplice sistema di scambio di calore con l’aria esterna. Finché ci sono poche installazioni va tutto bene, ma se molti incominciano a piantare nel terreno sonde geotermiche possono sorgere vari tipi di problemi, inclusa la possibile interferenza tra impianti vicini o il danneggiamento delle falde acquifere. Il settore va regolamentato stabilendo regole e limiti chiari. Inoltre sarebbe necessario svolgere una ampia azione di mappatura geologica dei territori per individuare le località più adatte per l’installazione di questi dispositivi.
- Un discorso a parte andrebbe fatto per le tecnologie dell’idrogeno che potrebbero produrre notevoli benefici se fossero diffuse ampiamente nei grandi mezzi di trasporto (autobus e camion). Si tratta di un settore che proprio nel corso degli ultimi mesi sta uscendo da una lunga fase di sperimentazione e che sta vedendo l’avvio di numerose nuove iniziative di carattere industriale. Per un Paese come l’Italia che utilizza il trasporto su gomma come un elemento fondamentale del suo sistema economico, poter disporre di un ampio parco di mezzi alimentati ad idrogeno “verde“ sarebbe di fondamentale importanza, sia per ridurre la bolletta energetica pagata a Paesi stranieri, sia per migliorare la qualità dell’aria (oltre che per ridurre le emissioni di gas serra).
- Concludo ricordando un punto che ho già sollevato in un post precedente. L’Italia non ha riserve naturali di uranio e quindi, se decidesse di tornare al nucleare, dovrebbe comunque importarlo. Tuttavia l’uranio ha una caratteristica che lo differenzia nettamente rispetto ai combustibili fossili: è possibile immagazzinarlo in spazi ridotti, in quantità sufficienti per alimentare una centrale nucleare per molti anni (per i combustibili fossili le riserve strategiche possono coprire solo il consumo di pochi mesi). Per questo motivo chi utilizza l’energia nucleare è meno esposto alle fluttuazioni di mercato di breve-medio periodo. Come ho già scritto, sono convinto che le future centrali di quarta generazione (intrinsecamente sicure e con limitate scorie radioattive) potrebbero essere necessarie per dare stabilità e garanzia di continuità ad un sistema energetico nazionale fortemente sbilanciato verso le energie rinnovabili. Attualmente l’Italia partecipa con Ansaldo Nucleare (una divisione di Ansaldo Energia) alla sperimentazione delle tecnologie nucleari di quarta generazione basate sull’utilizzo del piombo fuso. Peccato che la sperimentazione debba avvenire in Romania e non sia consentito farla in Italia. Ritengo che sarebbe necessaria una azione volta a riportare in Italia la sperimentazione per lo sviluppo delle centrali di quarta generazione. Contemporaneamente, bisognerebbe evitare di mandare messaggi distorti come quelli di chi sostiene che il nucleare possa contribuire a rispondere – in tempi brevi – all’attuale crisi energetica. Solo dopo che saranno noti i risultati di una sperimentazione approfondita sarà possibile fare le necessarie valutazioni su un eventuale ritorno formale dell’Italia all’energia nucleare (ho scritto “formale” perché dal punto di vista “sostanziale” circa il 10% dell’energia elettrica che consumiamo ogni giorno in Italia è prodotta da centrale nucleari di seconda generazione collocate all’estero, ma a pochi chilometri dai confini italiani).
Come vedete, la lista è molto lunga e non è neppure esaustiva. Sono sicuro di avere dimenticato molti temi importanti. Quello che mi preme far capire è che in Italia – anche partendo da una logica sovranista – si arriva comunque alla conclusione che sia necessario attivarsi per una progressiva sostituzione dei combustibili fossili con le energie rinnovabili. Nessuno ci può togliere il sole ed il vento. Utilizziamoli!
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