Il prezzo del metano in Italia: è finita la pacchia?

Durante l’ultimo mese – grazie al riempimento dei depositi e alle temperature più miti rispetto alla media stagionale – l’Italia ha registrato un calo significativo delle quotazioni del metano, sceso stabilmente sotto i 100 Euro/MWh. I prezzi di fine ottobre sono stati nettamente inferiori rispetto a quelli registrati nello stesso periodo del 2021. Purtroppo nel corso degli ultimi giorni stiamo osservando una rapida risalita dei prezzi (oggi il metano quotato al mercato italiano MGP-GAS ha superato i 100 Euro/MWh, cosa che non succedeva dallo scorso 13 ottobre). Anche se il clima continua ad essere meno freddo del solito c’è stato comunque un aumento dei consumi legato alla progressiva accensione degli impianti di riscaldamento ed il prezzo è salito. In parallelo, sta crescendo il prezzo dell’energia elettrica che è strettamente collegato a quello del metano. Intanto il Governo italiano, tutto preso dallo scontro con la Francia, sembra avere dimenticato il problema del caro-bollette (e l’inflazione corre!).

Andamento del prezzo del metano sul mercato italiano MPG-GAS. La linea di colore grigio indica i valori medi giornalieri, mentre quella blu indica la media mensile. Il dato relativo al mese di novembre 2022 (evidenziato con l’ellisse di colore rosso) è provvisorio perché è riferito solo ai primi 15 giorni del mese. Elaborato su dati GME

Il grafico mostra l’andamento del prezzo del metano in Italia dal mese di giugno 2021 fino ad oggi. Si nota l’aumento del prezzo del gas associato alla progressiva uscita dalla pandemia di Covid-19 e l’effetto dell’invasione russa dell’Ucraina. L’aumento più significativo è stato fin qui registrato nell’estate 2022, in concomitanza con la forte riduzione delle forniture russe proprio nel momento in cui molti Paesi europei erano all’affannosa ricerca di gas per riempire le loro riserve invernali.

Chi – allineandosi alla propaganda putiniana – adombrava scenari foschi con l’Europa destinata ad affrontare un inverno senza gas è rimasto deluso. C’è stato certamente un forte aumento del prezzo del gas durante i mesi estivi, ma grazie alla progressiva sostituzione delle forniture russe con gas proveniente da altri Paesi, alla fine il prezzo è tornato più o meno sugli stessi valori che si osservavano nella seconda metà del 2021.

Alla fine dello scorso mese di ottobre, almeno in Italia, abbiamo assistito ad una situazione paradossale. Con le riserve ormai piene a tappo e con gli impianti di riscaldamento ancora chiusi a causa di un clima particolarmente mite, l’Italia si è trovata a consumare molto meno del gas che riceveva dall’estero grazie ai contratti di fornitura attivati. Questo ha portato ad un vero e proprio crollo del prezzo del gas sul mercato italiano e ad un considerevole aumento delle esportazioni.

Si tratta comunque di una situazione effimera perché – anche se le temperature sono ancora più elevate della media del periodo – almeno al Nord l’autunno ormai si sente e gli impianti di riscaldamento sono stati accesi. Questo ha determinato un aumento della richiesta, con un conseguente incremento del prezzo del gas.

Non è facile prevedere quale sarà la tendenza del prezzo del gas durante i prossimi mesi. Per nostra fortuna, i depositi sono pieni e quindi se anche arrivassero ondate di freddo particolarmente intenso ci sono le riserve necessarie per soddisfare eventuali picchi di consumo, almeno fino alla fine del prossimo mese di febbraio.

Quello che succederà dopo dipende principalmente dall’andamento climatico, ma anche dei risultati prodotti dai piani di contenimento dei consumi che sono stati adottati a vari livelli. Poi, con l’arrivo della primavera, il picco della domanda calerà ed è sperabile che nel frattempo entri in funzione il rigassificatore di Piombino, fondamentale per ripristinare le riserve per l’inverno successivo.

Se andiamo a vedere i contratti per le forniture a termine con consegna nel 2023, vediamo per il momento prezzi più alti rispetto a quelli odierni, ma decisamente inferiori rispetto ai picchi registrati nell’estate 2022. Sarà bene tenere a mente che i contratti a termine sono solo uno strumento finanziario e come tale non garantiscano che i prezzi effettivi saranno esattamente quelli previsti dal mercato. Una cosa è comunque certa: ci vorrebbe un miracolo (come ad esempio un inverno incredibilmente mite) per riportare il prezzo del gas ai livelli pre-pandemia (intorno a 50 Euro/MWh, così come abbiamo visto per un paio di settimane alla fine dello scorso mese di ottobre).

Il problema del caro-bollette rimane quindi particolarmente grave e durerà ancora per almeno tutto il 2023 (ricordo che oltre il 50% dell’energia elettrica prodotta in Italia viene generata bruciando gas e quindi il caro bollette è intrinsecamente esteso anche all’energia elettrica, qualsiasi sia l’algoritmo usato per calcolarne il prezzo).

Le forze di centro-destra che in campagna elettorale avevano promesso di affrontare il problema del caro-bollette con la massima priorità sembrano disinteressarsi della questione. La settimana scorsa è stato annunciato lo stanziamento di circa 31 miliardi di Euro contro il caro bollette, ma se si vanno a leggere le carte si scopre che la cifra è spalmata su 3 anni (2022, 2023 e inizio 2024). Per l’anno corrente lo stanziamento disponibile è di soli 9,1 miliardi, per oltre la metà assorbiti per prorogare fino al 31 dicembre gli sconti già introdotti dal Governo Draghi.

Ma la cosa più paradossale è che 4 dei 9,1 miliardi saranno prestati a Gse (Gestore dei servizi energetici) che li aveva investiti questa estate per continuare a riempire le riserve di gas quando il prezzo del metano era schizzato alle stelle. Una scelta necessaria perché nessuno allora sapeva quale sarebbe stata l’evoluzione del prezzo del gas nei mesi successivi, ma ora Gse si trova in una situazione finanziariamente critica perché se rivendesse il gas presente nelle sue riserve al prezzo attuale realizzerebbe perdite miliardarie. Grazie al finanziamento ricevuto dal Governo, Gse potrà continuare a tenere il gas in riserva, almeno fino a quando il prezzo del gas non sarà salito abbastanza per poterlo rivendere senza subire eccessive perdite. La faccenda non è molto logica perché una parte dei soldi spesi contro il caro bollette sono in effetti investiti nella speranza che il prezzo del gas risalga (aggravando la spesa dei cittadini e delle imprese). Che dire? “Misteri della finanza!“.

In conclusione, la pacchia di fine ottobre è senz’altro finita, ma non è detto che si debbano rivedere i picchi di prezzo osservati durante lo scorso mese di agosto. Tutto ciò che potremo fare – anche nel nostro piccolo – per limitare i consumi potrà aiutarci ad evitare aumenti di spesa spropositati (e produrrà anche un piccolo beneficio per l’ambiente e per il clima).

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