Con le elezioni provinciali ormai alle porte, la Giunta provinciale ha definitivamente accantonato la pratica relativa al futuro impianto di incenerimento dei rifiuti urbani non differenziabili. Le solenni promesse fatte quando scoppiò l’incendio di Ischia Podetti (“Decideremo entro la fine del 2022!“) non sono state mantenute ed oggi si parla ormai apertamente di spostare la decisione a dopo le elezioni. Il tema suscita forti reazioni nell’opinione pubblica e rischia di far perdere voti a chiunque lo affronti con trasparenza e serietà: meglio rimandare! Intanto il Trentino continua ad esportare a caro prezzo i suoi rifiuti verso gli inceneritori di altre Regioni.
Ero stato un facile profeta quando scrivevo che difficilmente la decisione sul futuro inceneritore del Trentino sarebbe stata presa prima delle elezioni provinciali che si terranno domenica 22 ottobre. L’argomento è scottante e la maggior parte dei partiti non ha il coraggio di affrontarlo. C’è il rischio concreto di perdere voti. Meglio lasciare le cose in sospeso, magari promettendo a chiunque che la soluzione sarà indolore e soprattutto sarà localizzata lontano dalla sua abitazione.
A mio avviso, si tratta di una vera e propria presa per i fondelli dei cittadini-elettori perché ormai lo sanno tutti che il Trentino produce annualmente circa 120 mila tonnellate di residuo urbano (metà conferito come residuo, mentre l’altra metà è impropriamente smaltita assieme alla quota “differenziata“).
Si è discusso a lungo se fosse più opportuno costruire un inceneritore (o meglio un “termovalorizzatore” come si dice in modo “politicamente corretto“) oppure un gasificatore. Ogni tanto qualcuno interviene schierandosi per l’una o l’altra alternativa, ma quasi tutti scordano di specificare che ogni soluzione ha i suoi pro e contro e soprattutto non ha senso parlare di una specifica soluzione estraendola dal contesto in cui viene collocata.
Nello specifico, un inceneritore ha senso se viene integrato nell’ambito di un sistema di teleriscaldamento, mentre un gasificatore può essere una soluzione valida se e solo se il syngas prodotto dall’impianto viene utilizzato per alimentare aziende chimiche che lo trasformino in prodotti ad alto valore aggiunto e non viene semplicemente bruciato.
Poiché la fantasia dei politici è tutto sommato limitata, in tempo di elezioni viene rispolverato il solito repertorio. C’è chi chiede altri 6 mesi di sperimentazione (di che?), direi giusto il tempo necessario per superare la data delle elezioni. Anche chi – come alcuni componenti dell’attuale Giunta provinciale – si è espresso sia pure informalmente per la costruzione di un inceneritore si guarda bene dal prendere una posizione chiara sulla localizzazione dell’impianto.
Non mancano coloro che ci ripetono la “favola” della raccolta differenziata, panacea di tutti i mali. La raccolta differenziata è importantissima, ma sarebbe già un enorme successo se i cittadini trentini riuscissero finalmente a fare una raccolta differenziata di buona qualità evitando di mischiare (inconsapevolmente e talvolta – ahimè – consapevolmente) il residuo con i materiali effettivamente differenziabili.
Nel frattempo il Trentino continua – sia pure tra difficoltà e con costi elevatissimi – ad esportare i suoi rifiuti che vengono inviati agli inceneritori di Bolzano, Brescia e di altre città. Questa procedura fa aumentare le bollette pagate dai cittadini e non fa certamente bene all’ambiente e tanto meno al clima perché lo spostamento dei rifiuti provoca un aumento del traffico di mezzi pesanti e delle relative emissioni.
Mi piacerebbe che questo tema fosse affrontato con serietà durante la imminente campagna elettorale, ma non mi faccio illusioni in proposito.
In conclusione, anche quest’anno la decisione sull’inceneritore la prenderemo l’anno prossimo.
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