Cambia il PNRR: ci saranno abbastanza risorse per sostenere la transizione energetica?

Finalmente, dopo molti mesi di discussioni, il Governo ha presentato le sue proposte di modifica del PNRR, ridisegnando la destinazione di investimenti per un ammontare complessivo pari a circa 16 miliardi di Euro. Ufficialmente i nuovi stanziamenti dovrebbero essere principalmente destinati a sostenere i processi di transizione energetica, ma è davvero così?

Dopo lunghe discussioni, il Governo ha finalmente presentato la sua proposta di modifica del PNRR. Complessivamente sono stati modificati 144 dei 349 obiettivi da raggiungere entro il 2026 e sono stati spostati finanziamenti per un ammontare complessivo pari a circa 16 miliardi.

La modifica più appariscente è quella dell’istituzione di un nuovo capitolo dedicato a “Sicurezza, transizione ed efficienza energetica“, una sorta di versione italiana del progetto RePowerEU sviluppato in Europa dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Apparentemente si tratta di un passo importante rispetto all’obiettivo della transizione energetica, ma osservando il nuovo PNRR più in dettaglio non mi pare che le cose stiano esattamente così.

In parte i nuovi obiettivi energetici ribadiscono impegni già presi nella versione originale del PNRR come, ad esempio, la costruzione delle nuove dorsali per il collegamento elettrico tra Sicilia, Sardegna e continente. Si tratta di un passo importante per “mettere in rete” gli impianti di energia rinnovabile (fotovoltaica ed eolica) che in futuro potranno essere installati sulle due isole maggiori (ammesso e non concesso che i Governi regionali lo consentano), ma contemporaneamente vengono completamente tagliati i finanziamenti per l’utilizzo di idrogeno verde negli attuali impianti industriali, idrogeno verde che si sarebbe dovuto produrre grazie alla maggiore disponibilità di energie rinnovabili.

Sentiamo spesso membri del Governo parlare di idrogeno. Forse si riferiscono all’idrogeno “grigio” prodotto partendo dal metano. Un po’ di chiarezza su questo punto sarebbe quanto mai opportuna.

L’altro obiettivo che stride fortemente con le tematiche climatiche è quello relativo alla costruzione di un nuovo metanodotto che collegherà il Nord con il Sud del Paese. Invece di pensare ad una reale transizione energetica continuiamo ad investire pesantemente sulle energie di origine fossile.

Non è sorprendente che un Governo in cui sono presenti molti negazionisti climatici abbia modificato il PNRR senza tener troppo conto dei problemi legati al riscaldamento globale, ma – ingenuamente – sono sempre sorpreso quando le azioni di oggi sono in palese contrasto con le dichiarazioni fatte ieri. In concomitanza con i grossi problemi registrati recentemente a causa del caldo torrido al Centro-Sud e delle tempeste estive registrate nel Nord del Paese, il Premier Meloni aveva solennemente promesso che l’Italia avrebbe sollecitamente adottato un Piano per combattere il dissesto idrogeologico e per preparare il territorio ad affrontare i problemi che il Premier si ostina a definire di tipo meteorologico, ma che in realtà sono originati dal riscaldamento globale.

Comunque sia, un Piano – per essere credibile – deve prevedere ingenti finanziamenti. Sorprende che la revisione del PNRR comprenda la cancellazione di circa metà degli interventi già programmati proprio per contrastare il dissesto idro-geologico del Paese. Sono progetti che spariscono dal PNRR, sia pure con la promessa che saranno “rifinanziati con altri fondi“. Conoscendo lo stato del bilancio pubblico italiano, mi pare che la formuletta (adottata per tutti gli altri 16 miliardi di finanziamenti cancellati) non offra molte speranze per il futuro.

Tra i tagli vanno segnalati anche quelli relativi all’ammodernamento di alcune linee ferroviarie nel Centro-Sud del Paese. Realizzare nuove infrastrutture in Italia (o ammodernare quelle esistenti) non è un’impresa facile, con i progettisti presi nella morsa delle burocrazie e dei comitati “No-Tutto” che si oppongono sempre e comunque alla realizzazione di qualsiasi opera. Se rinunciamo a dotarci di una rete ferroviaria efficiente affidandoci prioritariamente al trasporto su gomma rischiamo di continuare a produrre danni consistenti all’ambiente ed al clima, perdendo anche importanti opportunità dal punto di vista economico.

Tra le novità importanti del nuovo PNRR va segnalato lo stanziamento di 6,3 miliardi di Euro che saranno destinati alle imprese per sostenere la loro transizione ecologica. Si tratta di fondi che sono stati sottratti ai Comuni (grandi e piccoli) e che originariamente erano stati dedicati al ripristino di aree urbane o ad altri progetti di interesse locale. La motivazione che c’è dietro a questa scelte tiene conto delle difficoltà riscontrate a livello comunale per la realizzazione delle opere programmate. Si spera che le imprese siano più efficienti e riescano a spendere il nuovo finanziamento entro i termini stabiliti.

Sul fatto che le imprese riescano a spendere il nuovo contributo statale ho pochi dubbi. Mi permetto invece di mettere in guardia verso il problema del greenwashing che è sempre in agguato. C’è il rischio che talune imprese facciano passare come “transizione ecologica” azioni che con l’ambiente ed il clima c’entrano davvero poco. Si spera che – oltre a verificare i tempi di spesa – ci sia anche una accurata vigilanza dell’effettivo rispetto degli obiettivi di spesa.

In conclusione, non mi pare che le modifiche apportate al PNRR rappresentino una vera e propria svolta in senso ambientalista e climatico (svolta che d’altra parte non mi aspettavo tenendo conto della linea politica generale di questo Governo).

Il Presidente Mattarella (vox clamantis in deserto) si affanna a ricordare a tutti la gravità della situazione, mentre la comunità scientifica invita i mezzi di informazione a combattere le fake news negazioniste ed a spiegare quali azioni si possano fare per mitigare i danni generati dal riscaldamento globale e soprattutto per prevenire i danni ancora più gravi attesi per il futuro.

La risposta che ci viene data è spesso in linea con “non è una notizia che a luglio faccia caldo!“. Che volete che vi dica? Speriamo bene!

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