Anche gli articoli pubblicati sulle riviste scientifiche talvolta contengono errori grossolani

Uno dei capisaldi del processo di formazione del cosiddetto “consenso della comunità scientifica” è basato sulla pubblicazione di articoli su riviste scientifiche specializzate. Talvolta succede che qualcosa non funzioni e che riviste serie pubblichino articoli palesemente sbagliati. Il giornale britannico The Guardian ha recentemente raccontato la storia di un articolo che negava le conseguenze del riscaldamento globale. L’articolo è stato firmato da 4 scienziati italiani, tra cui Franco Prodi, esperto nella fisica delle nubi ed è stato originariamente pubblicato su The European Physical Journal Plus, una rivista del gruppo Springer. Dopo un supplemento di revisione ed un confronto con gli Autori, la casa editrice ha deciso di ritrattare l’articolo perché “le conclusioni dell’articolo non erano supportate dall’evidenza di dati sperimentali noti o da altri dati forniti dagli Autori“. Che dire: siamo esseri umani e l’errore è sempre in agguato.

L’articolo pubblicato poco più di un anno fa sulla rivista The European Physical Journal Plus aveva suscitato, fin dalla sua apparizione, numerose critiche da parte della comunità internazionale dei climatologi, ma era presto diventato un “best seller” negli ambienti negazionisti, quelli – per intenderci – secondo cui “molti scienziati non sarebbero d’accordo sul riscaldamento globale e sulla sua origine antropica“.

Va detto che la rivista che aveva pubblicato l’articolo copre tutti i settori della fisica e delle sue applicazioni, ma non ha mai dedicato una particolare attenzione al tema della climatologia. Poiché l’articolo di Franco Prodi e degli altri 3 co-autori (uno di loro è un agronomo, mentre gli altri 2 sono fisici delle alte energie) sosteneva una tesi piuttosto dirompente forse sarebbe stato meglio se – prima di accettare l’articolo per la pubblicazione – l’Editore si fosse preoccupato di sottoporlo a revisione da parte di referee più esperti. Sta di fatto che l’articolo è apparso nel gennaio del 2022 e sarebbe passato sostanzialmente inosservato se non fosse stato ripreso con grande evidenza da Sky News Australia, un vero e proprio aggregatore di notizie negazioniste riguardanti il clima, noto a livello mondiale.

Le posizioni del prof. Franco Prodi (unico tra i 4 Autori che si sia occupato direttamente di temi legati alla climatologia) sono note da tempo. Lui – che ha dedicato una vita intera allo studio della fisica delle nubi – sostiene che gli attuali modelli climatologici non tengono conto in modo adeguato del ruolo delle nuvole. Oltre ad essere portatrici d’acqua le nuvole svolgono un ruolo fondamentale nella riflessione della radiazione solare incidente sulla Terra (il cosiddetto albedo). Probabilmente – essendo espertissimo sul tema nuvole – il prof. Franco Prodi segue con particolare attenzione questo aspetto – importante, ma certamente solo parziale – del tema climatico. Senz’altro i modelli climatologi attuali potranno essere migliorati (non solo rispetto al ruolo delle nuvole), ma da qui a concludere che tutti i modelli climatologici siano da buttare ce ne corre.

Comunque il tema affrontato nell’articolo contestato era un altro. In particolare, Prodi e co-autori sostenevano che non c’è alcuna evidenza statistica di un incremento di fenomeni meteorologici estremi legato all’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera. In pratica, esattamente l’opposto di quanto ci dicono da tempo le principali compagnie assicurative che – di questi fenomeni – pagano le conseguenze.

La contestazione principale fatta all’articolo di Prodi et al. è che gli Autori avrebbero fatto quello che in inglese si chiama “cherry picking” (locuzione che in italiano si potrebbe tradurre liberamente in “hanno scelto fior da fiore“) ovvero avrebbero selezionato solo i dati che confortavano le loro idee, trascurando tutti gli altri. Dal punto di vista deontologico si tratta di una accusa gravissima perché mette in discussione le basi stesse del metodo scientifico.

Gli Autori sono stati invitati dall’Editore a rispondere alle contestazioni ed in effetti hanno inviato una nota aggiuntiva in cui tentavano di giustificare il loro operato. Dopo attenta analisi, l’Editore ha ritenuto gli Autori non abbiano fornito una risposta soddisfacente ed ha stabilito di ritrattare i contenuti dell’articolo a causa di “inadeguatezze riguardo alla selezione dei dati, la loro analisi e l’elaborazione delle conclusioni finali“. L’articolo è ancora disponibile sulla rivista che lo aveva pubblicato nel 2022, ma se provate a scaricarlo appare ben visibile la scritta “RETRACTED” (ritrattato).

Come commento finale non mi resta che ripetere che il “consenso scientifico” non è sempre facile da raggiungere. Come tutte le attività umane anche la ricerca scientifica può commettere errori grossolani. Tuttavia il controllo esercitato dalla comunità scientifica ci consente – prima o poi – di “riprovare” gli errori, mettendo in evidenza i comportamenti inadeguati che li hanno generati.

Ci sono voluti quasi 2 anni prima che l’articolo fosse ritrattato, ma alla fine è successo (anche se ho pochi dubbi sul fatto che l’articolo sbagliato di Prodi et al. continuerà ad essere citato ancora per molti anni dai siti negazionisti di mezzo mondo per sostenere le loro bufale in tema di clima).

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