NuScale rinuncia alla costruzione del primo impianto nucleare SMR negli USA perché i costi sono diventati troppo elevati

La costruzione di quello che sarebbe dovuta essere la prima centrale nucleare americana basata sulle nuove tecnologie SMR (small modular reactor) è stata sospesa. Il progettista (l’azienda americana NuScale) e le aziende di distribuzione dell’energia elettrica che avevano commissionato la nuova centrale si sono accordate per bloccare lo sviluppo del progetto. L’impianto, dotato di 6 moduli SMR, avrebbe dovuto avere una potenza elettrica complessiva pari a quasi 0,5 GW e sarebbe dovuto entrare in funzione nel 2029. Il motivo della decisione è legato ai ritardi accumulati nei tempi di costruzione e all’aumento dei costi cresciuti di oltre il 50% rispetto alle stime iniziali.

La tecnologia SMR è una delle proposte su cui si basa il progetto – attualmente in fase di definizione – per il rilancio dell’energia nucleare italiana. Ne ho discusso in un post recente dove, tra l’altro, ho sottolineato i limiti delle tecnologie SMR soprattutto per quanto riguarda l’elevata produzione di scorie nucleari.

Ieri è arrivata la notizia che il primo progetto di centrale SMR che sarebbe dovuto entrare in funzione negli USA nel 2029 è stato accantonato a causa dell’elevato aumento dei costi di costruzione dell’impianto. Il costo dell’energia elettrica prodotta dal nuovo impianto rischiava di superare di molto il limite di 55 US$/MWh che era stato inizialmente previsto.

L’aumento dei costi è dovuto sia all’allungamento dei tempi di costruzione (l’avvio dell’impianto sarebbe dovuto avvenire nel 2026, ma è stato recentemente posticipato al 2029), sia al forte incremento del prezzo dei materiali impiegati per la costruzione dell’impianto. Il tutto si combina con l’aumento dei tassi di interesse che sta riducendo la convenienza economica degli investimenti di lungo periodo.

In generale, stiamo assistendo ad un momento di crisi dei nuovi grandi progetti energetici. La forte inflazione ha prodotto un consistente aumento dei costi di produzione e chi deve fare grandi investimenti non riesce più a rifornirsi facilmente di capitali a basso tasso d’interesse come succedeva fino ad un paio di anni fa. Questo sta generando un effetto frenante che ha già provocato il blocco di talune grandi iniziative nel campo dell’energia eolica. Anche quella che sarebbe dovuta diventare la prima centrale nucleare SMR degli USA è stata vittima di questa situazione.

Speriamo che chi sta pensando di investire nelle centrali SMR anche in Italia tenga conto dell’esperienza americana ed eviti di impegnare il nostro Paese in una avventura ad alto rischio che potrebbe provocare enormi sprechi di denaro pubblico.

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