Rapporto Terna sui consumi elettrici italiani durante i primi 11 mesi del 2023

Il rapporto Terna relativo al mese di novembre 2023 fa il punto sulla produzione e sui consumi di energia elettrica in Italia. Rispetto al 2022 si segnala una netta riduzione della produzione proveniente da centrali termoelettriche alimentate a carbone: un segnale incoraggiante sia per l’ambiente che per il clima. Aumenta la produzione di energie rinnovabili grazie sia ai nuovi impianti eolici e solari, sia soprattutto grazie alla forte ripresa della produzione idroelettrica che durante il 2022 era stata duramente penalizzata dalla siccità. A fronte di una produzione nazionale complessiva diminuita del 5,8% rispetto ai primi 11 mesi del 2022, si registra un consistente aumento delle importazioni dall’estero cresciute di quasi il 16%.

Il rapporto Terna sulla produzione e sui consumi di energia elettrica durante i primi 11 mesi del 2023 mostra una situazione molto cambiata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il primo segnale incoraggiante è quello relativo alla forte riduzione della produzione delle centrali termoelettriche alimentate a carbone (-37,2% da gennaio a novembre e -65,1% nel solo mese di novembre). La crisi energetica che era stata scatenata all’inizio del 2022 dall’invasione russa dell’Ucraina e la forte siccità che aveva afflitto l’Italia fino a pochi mesi fa avevano costretto il nostro Paese a riattivare precipitosamente alcune centrali a carbone che erano state dismesse.

Fortunatamente la situazione delle riserve idriche italiane è tornata alla normalità e la produzione idroelettrica è tornata a livelli adeguati. Durante i primi 11 mesi del 2023 l’aumento della produzione idroelettrica è stato pari al 38,3% rispetto allo stesso periodo del 2023 (+86,6% nel solo mese di novembre).

Anche la produzione da fotovoltaico ed eolico è aumentata (rispettivamente del 12,2% e del 10,4% rispetto al 2023) soprattutto grazie alla installazione di nuovi impianti.

Durante il solo mese di novembre, le energie rinnovabili hanno coperto quasi il 50% della produzione nazionale (se consideriamo i primi 11 mesi dell’anno, la quota di produzione nazionale attribuibile ad energie rinnovabili scende al 44%). Il dato di novembre è molto incoraggiante perché si riferisce ad un periodo dell’anno non particolarmente favorevole per la produzione fotovoltaica. La minore produzione fotovoltaica è stata però ampiamente compensata dal deciso aumento della produzione idroelettrica (dato molto positivo anche se purtroppo è stato accompagnato dalle gravi alluvioni che hanno colpito l’Italia nel corso degli ultimi mesi).

I consumi elettrici (calati del 2,8% rispetto ai primi 11 mesi dell’anno precedente) sono stati coperti per una quota significativa grazie ad importazioni dall’estero. Nel mese di novembre 2023 le importazioni hanno coperto circa il 18% dei consumi italiani, dato in crescita di circa un punto percentuale rispetto alla media dei primi 11 mesi dell’anno. La tendenza generale è stata quella di un aumento delle importazioni dall’estero (cresciute di quasi il 16% rispetto all’anno precedente) a fronte di un calo (-5,8%) della produzione nazionale.

La crescita delle importazioni di energia si spiega tenendo conto della ripresa della produzione delle centrali nucleari francesi che – nel 2022 – avevano significativamente rallentato la loro attività sia per i problemi legati alla siccità, sia per alcuni blocchi dovuti ad interventi straordinari di manutenzione.

In conclusione, il panorama elettrico italiano presenta luci ed ombre. La chiusura (speriamo presto completa) delle centrali termoelettriche a carbone è una buona notizia. L’aumento della produzione di energie rinnovabili è incoraggiante, ma è dovuto principalmente ad un fatto contingente (fine della siccità). C’è stato anche un aumento del fotovoltaico e dell’eolico legato alla messa in funzione di nuovi impianti, ma il ritmo degli investimenti in questo settore è ancora troppo lento per dare una svolta sostanziale al nostro sistema di produzione dell’energia elettrica. Mancano soprattutto gli investimenti nello stoccaggio dell’energia e nell’adattamento delle reti di distribuzione senza i quali un ulteriore sviluppo delle energie rinnovabili rischia di arrestarsi.

Quanto alle importazioni dall’estero, sono la palese dimostrazione che in Italia l’energia nucleare rappresenta ormai uno dei pilastri su cui basiamo i nostri approvvigionamenti, anche se la gestione delle centrali è affidata a fornitori stranieri. Con il paradosso che le centrali nucleari sono localizzate vicino ai nostri confini e – in caso di un malaugurato incidente – molte regioni italiane sarebbero esposte a seri rischi.

Vale sempre il detto “occhio non vede, cuore non duole” e molti italiani continuano a illudersi di avere abolito l’utilizzo dell’energia nucleare nel nostro Paese.

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